Rampelli alla Schlein: “Almirante ha mostrato al mondo intero la sua evoluzione democratica”
Ci pensa Fabio Rampelli a rispondere per le rime alla follie della Schlein sulle proposte di legge contro la propaganda fascista e l’intitolazione di vie ad Almirante: Studiare e rinfrescare la memoria: “Occorre innanzitutto ricordare che Giorgio Almirante fu tra i primi del secondo dopoguerra a democratizzare la destra. Disconoscerlo sarebbe per paradosso“, spiega il vicepresidente della Camera. Che traccia un parallelismo storico. Sarebbe “come negare che l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, scomparso pochi giorni fa in un commosso abbraccio bipartisan, abbia radicalmente modificato le proprie posizioni passando dall’esaltazione delle occupazioni sovietiche di Budapest e di Praga alla fondazione del filone riformista del Partito comunista Italiano. Che poi si sarebbe evoluto fino all’attuale Pd“.
Rampelli alla Schlein: “Paradossale non riconoscere il ruolo storico di Almirante”
Invece “la sinistra dovrebbe riconoscere il ruolo storico che ebbe Almirante: strategico per il consolidamento della fragile democrazia italiana, invece di rincorrere fantasmi”. Le proposte di legge del Partito democratico hanno avuto l’effetto di eccitare l’Anpi e tutto il sinistrume su un non-problema. Lo spauracchio del fascismo è la raffigurazione del fallimento di un’ intera stagione all’opposizione, trascorsa senza uno straccio di idea da contrapporre alle ricette del governo. Si ritorna all’antifascismo, l‘extrema ratio, l’exit strategy di una segretaria in totale difficoltà e confusione. Che doveva scuotere il suo mondo verso una reale alternativa di sinistra e che invece ripiomba nelle querelle toponomastiche vecchie stantie. C’è da ridere di un’opposizione ridotta al grado zero dell’insipienza. Bersani in tv si era lamentato che la Schlein venisse spesso descritta come un “macchietta”. Ma che altro dovemmo pensare? Qualcuno ritiene che tra gli italiani siano un priorità fascismo e antifascismo?
“Almirante ha mostrato al mondo intero la sua evoluzione democratica”
“Fa specie – prosegue poi Rampelli- che si cerchi di inibire l’intitolazione di vie e piazze ad Almirante. Un politico che ha mostrato al mondo intero la sua evoluzione democratica e occidentale; senza preoccuparsi di prevedere nelle stesse proposte di legge la cancellazione delle strade intitolate a dittatori sanguinari: come Lenin, Stalin e Tito (ancora esistenti in varie città italiane) voluta da sindaci comunisti e filosovietici. Impuniti per il loro sfrontato sostegno a tirannidi ideologiche portatrici di sofferenza e morte per milioni di persone”. “Infine faccio sommessamente presente che se dovessimo cancellare la toponomastica riferita a gerarchi o a esponenti del fascismo dovremmo dare molti dispiaceri agli estensori delle proposte del partito di Elly Schlein: gran parte degli esponenti della prima Repubblica – politici, giornalisti e intellettuali – sono stati gerarchi ed esponenti del fascismo. O forse si vuole far passare il principio che se si era fascisti ci si riabilita solo se si va militare nelle file della sinistra?”. Bella domanda. A sinistra non rispondono. Ovviamente.
Giuliana de’ Medici: “Schlein non sa che Almirante ha contribuito a leggi dello Stato”
Interviene nel dibattito Giuliana de’ Medici: ‘‘Ridicola e inopportuna, ci sono cose più importanti di cui si dovrebbe occupare”. Non le manda a dire la figlia di Giorgio Almirante alla segretaria dem. “Vorrei far presente alla Schlein che Almirante è stato eletto in Parlamento sin dalla prima legislatura. E ha trascorso tutta la sua vita in Parlamento, è stato eletto con il voto degli italiani che hanno dato una preferenza precisa al partito e all’uomo – spiega Giuliana De’ Medici all’Adnkronos- e non come ora che i candidati vengono sistemati in collegi sicuri per essere eletti. Almirante ha raccolto le preferenze degli italiani e questo lo ha legittimato a stare in Parlamento e a entrare nella storia del Parlamento italiano. Forse Schlein non sa che Giorgio Almirante è stato il primo a presentare negli anni ’70 la legge per l’elezione diretta del sindaco, del presidente di regione e della provincia. Oggi sono leggi dello stato, come è stato tra i primi a parlare di presidenzialismo”.