Malata terminale morta con iniezione letale all’Idi. Il marito: “Mai chiesta l’eutanasia”

6 Ott 2023 13:35 - di Penelope Corrado
malata terminale

Il medico dell’ospedale Idi di Roma che il 13 gennaio 2019 praticò l’iniezione letale a una malata terminale «agì di sua iniziativa, andando ben oltre quanto inteso dal marito». Lo dichiara al Secolo d’Italia l’avvocato Cesare Del Monte che, con il collega Luigi Conti, cura la difesa dell’imprenditore romano, a processo con il medico che ha praticato l’iniezione letale.

«Il nostro assistito – dichiara l’avvocato Del Monte al Secolo d’Italia – prende le distanze da qualsiasi strumentalizzazione della vicenda. Non vuole che il suo drammatico caso venga associato a campagne politiche in favore dell’eutanasia. Anzi, per le sue convinzioni personali e religiose, egli è stato sempre contrario».

Malata terminale morta all’Idi: “Mia moglie uccisa senza il mio consenso”

La procura di Roma contesta al medico di guardia nell’ospedale romano e al marito della 47enne, malata di una forma incurabile di tumore, il reato di omicidio volontario aggravato. L’udienza preliminare è stata fissata per il prossimo 10 novembre.

Questi i fatti accertati finora: il 13 gennaio del 2019 fu somministrata una dose letale di cloruro di potassio. Un’iniziativa, secondo quanto ha riportato il Corriere della Sera, che era stata richiesta dalla donna che avrebbe confessato al marito, imprenditore di 52 anni, di desiderare una morte dignitosa.

Quella sera di gennaio di quattro anni fa, secondo la versione del medico, che nel frattempo è stato sospeso dell’Ordine dei medici, l’iniezione letale sarebbe stata praticata per assecondare una presunta richiesta del coniuge.

Una versione confutata dal marito della 47enne, che invece sostiene di aver solo chiesto di “non far soffrire” la moglie, non intendendo con questo una qualche forma di eutanasia. «Inoltre, dagli atti di indagini – ribadiscono i legali dell’uomo – emerge il rifiuto dell’indagato a cremare la moglie, opzione offerta dal personale paramedico del nosocomio. Tale circostanza, evidentemente dimostra la buonafede del marito che, attraverso la pratica della cremazione, avrebbe potuto nascondere ogni traccia del delitto».

«Voglio che si sappia – fa quindi sapere l’uomo tramite i suoi legali – che mia moglie è stata uccisa senza il mio consenso».

 

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