Eutanasia a una malata terminale nell’ospedale religioso: imputati medico e marito della donna

4 Ott 2023 11:50 - di Penelope Corrado

Omicidio volontario aggravato. È il reato che la procura di Roma contesta ad un medico di guardia dell’Ospedale Idi, Istituto dermopatico dell’Immacolata e al marito di una donna, malata terminale per una forma incurabile di tumore, a cui il 13 gennaio del 2019 fu somministrata una dose letale di cloruro di potassio.

Un’iniziativa, secondo quanto scrive oggi il Corriere della Sera, che era stata richiesta dalla donna che avrebbe confessato al marito, imprenditore di 52 anni, di desiderare una morte dignitosa. Quest’ultimo, per porre fine alle sofferenze della moglie, quella sera di gennaio di quattro anni fa avrebbe, quindi, avvicinato il medico di guardia chiedendo di intervenire con l’iniezione alla moglie che era ricoverata all’Idi, l’ospedale religioso romano, gestito da una fondazione sotto l’ombrello del Vaticano.

Nei confronti dei due indagati il pm contesta anche tre circostanze aggravanti: si sarebbero approfittati delle condizioni della donna, impossibilitata a difendersi perché in stato di incoscienza; avrebbero abusato dei poteri derivanti dall’impiego del medico in una struttura pubblica e infine, avrebbero commesso un omicidio ai danni di una paziente ricoverata in ospedale mediante uso di sostanze con “effetto venefico”. L’udienza preliminare è stata fissata per il prossimo 10 novembre.

Alla malata terminale diagnosticato un tumore maligno al colon

La donna era affetta da un male incurabile, diagnosticato un anno prima: tumore maligno al colon. Una diagnosi che nel suo caso lasciava ormai poco spazio alle speranze. Senza che nessuna cura palliativa, neanche massicce dosi di morfina, facesse effetto.

Di quella vicenda, ancora oggi, scrive il Corriere della Sera, chi lavora nei reparti dell’Idi ha un ricordo indelebile. Alcuni medici confessano che all’epoca ci fu grande incredulità, ma capirono le ragioni di quel gesto «di umanità» verso una persona che stava soffrendo in modo indicibile e che comunque aveva il destino segnato dall’esito della malattia. Per il medico, ora imputato, è stato anche sospeso dall’Ordine di Latina.

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