Migranti, Hollande parla e sembra di sentire Giorgia: «Gli africani vanno aiutati a casa loro»
È presto per concluderne che la Francia sarà rimpiazzata dalla Germania nel cuore dei nostri esterofili, ma di certo la Republique ce la sta mettendo tutta per farsi sostituire. Leggere, per conferma, le parole pronunciate sull’immigrazione da François Hollande a margine dei funerali di Stato di Giorgio Napolitano proprio mentre il suo successore all’Eliseo, Emmanuel Macron, restava a colloquio per più di un’ora con Giorgia Meloni nei saloni di Palazzo Chigi, e sempre per affrontare lo stesso tema. Un uno-due che renderà difficile per chiunque (fossero anche Gruber, Floris e Formigli) continuare a sostenere la tesi (sempre più farlocca) dell’isolamento del governo Meloni in Europa.
Hollande dà ragione a Meloni. Altro che Italia isolata…
Se così fosse, infatti, Hollande non avrebbe detto che «dobbiamo tutti aiutarci, aiutare i paesi come Spagna, Italia e Grecia, Paesi in prima linea». In che senso, è presto detto: «Vuol dire avere controlli più rigorosi sulle frontiere esterne dell’Ue, vuol dire creare luoghi di accoglienza e effettuare i ricollocamenti». Da buon francese, per quanto socialista, anche Hollande possiede qualche stilla di sciovinismo. Perciò non sorprende quando individua nel proprio Paese la «forza motrice della politica europea in questa direzione». Sorprende, invece, quando riprende uno dei cavalli di battaglia del premier italiano sui migranti africani.
L’ex-presidente francese a Roma per i funerali di Napolitano
«Vanno aiutati a casa loro», dice, mentre gli europei «devono anche capire che le difficoltà in questi continenti hanno conseguenze dirette sui fenomeni migratori, e quando la Francia lascia il Mali, il Burkina Fasa e il Niger, e c’è un fenomeno terrorista che torna, dobbiamo tutti preoccuparci». Hollande ha anche sottolineato di aver già affrontato da presidente francese il tema dell’immigrazione con le autorità italiane, compreso lo stesso Napolitano. «Già allora – ricorda – lavorai con Renzi premier alla revisione degli accordi di Dublino, degli hotspot e delle difficoltà di assicurare l’accoglienza e la ricollocazione». Ora come allora, è il senso della sua rievocazione, si tratta di dare una risposta europeo ad una emergenza che non può essere solo italiana. Già, chissà come ci resteranno male i signori dei talk-show.