Ennesimo flop delle indagini sulla scomparsa di Kata: non sono sue le tracce di sangue su rubinetti e trolley

26 Set 2023 19:58 - di Marta Lima

Non sono di Kata le tracce di sangue trovate sui rubinetti di tre stanze dell’ex hotel Astor di via Maragliano a Firenze. E neanche nei due trolley e nella valigia sequestrati il 17 giugno sono state rilevate tracce biologiche riconducibili alla piccola Mia Kataleya Chiclo Alvarez (questo il nome completo della bambina peruviana di 5 anni scomparsa il 10 giugno scorso dallo stesso albergo dove viveva con la famiglia e altre decine di occupanti abusivi). E’ questa la conclusione dei primi esami genetici eseguiti dal medico legale Ugo Ricci, responsabile dell’Equipe Genetica Forense dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Careggi, incaricato dalla Procura che indaga per sequestro di persona a scopo di estorsione.

Kata e i risultati delle analisi del sangue che non sortiscono effetti

I risultati delle pre-consulenze genetiche, con il test del Dna, eseguite dal professore Ricci sono stati già consegnati ai pubblici ministeri Luca Tescaroli, Christine von Borries e Giuseppe Ledda titolari del fascicolo di indagine. Nei prossimi giorni verranno consegnati i risultati definiti e completi.

Sempre nei prossimi giorni le squadre specializzate dei carabinieri eseguiranno un nuovo e più invasivo sopralluogo nell’ex Astor alla ricerca di nuove tracce della piccola Kata. La data dell’intervento non è stata ancora decisa dalla Procura.

Già indagate cinque persone

Per eseguire gli esami genetici, due settimane fa la Procura aveva indagato cinque persone, tra le quali due zii della bambina scomparsa: uno paterno, il 19enne Marlon Edgar Chicclo, e uno materno, Abel Alvarez Vasquez, il quale attualmente è in carcere nell’ambito dell’inchiesta su un presunto racket delle stanze nell’ex hotel Astor. Gli altri erano due cugine peruviane, la 31enne Rosmery Puillco Oquendo e la 26enne Sharllin Jhilary Huaman Oquendo, e un cittadino romeno, Alberto Dinu Sorin, 29 anni. Erano sospettati di essere coinvolti nella sparizione della piccola Kata, che gli investigatori ipotizzano che potesse essere stata portato via dentro o dei trolley o a una valigia oppure soppressa all’interno dello stabile occupato.ù

La pista resta quella del racket delle stanze

Secondo gli investigatori sarebbe stato il mercato dell’affitto delle stanze nello stabile occupato il motivo della presunta ritorsione che si sarebbe abbattuta sulla bimba. Il “racket delle camere” è, del resto, un’altro filone di indagine seguito dagli inquirenti nell’inchiesta principale legata al sequestro di persona, che all’inizio di agosto ha portato a quattro misure cautelari, con la detenzione in carcere dello zio materno di Kata.

Chiesta una rogatoria in Perù

Tre dei cinque indagati erano stati ripresi dalle telecamere fuoriuscire, rispettivamente, con una valigia e con due trolley – che per dimensioni avrebbero potuto occultare la bambina – dall’hotel Astor il 10 giugno dopo la scomparsa di Mia Kataleya, oggetti che gli stessi avrebbero poi utilizzato anche il 17 giugno in occasione dello sgombero dello stabile. Gli altri due indagati, gli zii, erano occupanti di tre distinte stanze nei cui rubinetti dei bagni erano state individuate tracce di una presunta sostanza ematica l’11 giugno in occasione della perquisizione effettuata il giorno seguente il sequestro della piccola Kata.

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