Mosca chiude anche il Centro Sakharov, ultima voce libera. Stefania Craxi: “Con Putin si torna all’Urss”
Nuovo bavaglio del Cremlino alla libertà di espressione. Il tribunale di Mosca ha ordinato la chiusura definitiva del Centro Sakharov, importante organizzazione per la difesa dei diritti umani russa che prende da Andrei Sakharov, uno dei più famosi dissidenti nella storia dell’Urss e vincitore di un premio Nobel per la Pace.
Mosca chiude il centro Sakharov
È l’ennesima sentenza giudiziaria contro ong e gruppi di opposizione al governo russo. Tra quelle già chiuse ci sono il Gruppo Helsinki di Mosca, la più longeva organizzazione per la difesa dei diritti umani presente in Russia. Il Centro Sakharov era stato creato nel 1996. La notizia – come riporta l’Adnkronos – ha provocato la dura reazione dei governi europei. Tra i primi a condannare la decisione del tribunale di Mosca il ministero degli Esteri francese.
La Francia condanna la decisione del Cremlino
”La Francia condanna con forza la decisione dei tribunali russi di sciogliere il centro Sacharov di Mosca”, si legge in una nota diffusa da Parigi. Da quando è stato fondato, aggiunge la nota, ”il centro ha fornito uno spazio di espressione impegnata e libera. Dalla sua designazione come ‘agente straniero’ nel 2014, questo centro ha subito forti pressioni da parte delle autorità russe”. Per il Quai d’Orsay ”questo scioglimento dimostra nuovamente la campagna di repressione portata avanti dalle autorità russe contro le voci che ancora parlano liberamente in Russia. Anche Berlino condanna la decisione di Putin di “mettere a tacere le ultime voci rimaste a favore della democrazia e dei diritti umani in Russia”.
Craxi: Putin non rispetta la libertà e la storia
In Italia sono tante le voci solidali con il centro Sakharov. “Come tutti i regimi totalitari, non mi stupisce che Putin non rispetti neanche la storia di quel Paese. Un Paese in cui tanti dissidenti hanno perso la vita in nome della libertà”. Così Stefania Craxi, senatrice di Forza Italia e presidente della Commissione Affari esteri e difesa del Senato. “Vorrei ricordare che a dare voce agli allora dissidenti russi fu una piccola casa editrice socialista che pubblicò i primi scritti. E he grazie a Bettino Craxi e Carlo Ripa di Meana quei dissidenti poterono avere voce. Ricordo anche la levata di scudi da parte del Partito comunista. Lo dico – aggiunge la Craxi – perché la memoria è importante. E importante è il centro Sakharov che non solo è un centro a sostegno della dissidenza. Ma conserva la memoria di un grande fisico e un grande dissidente dell’Unione Sovietica. Spiace constatare che la Russia del 2023 è ritornata ai tempi bui dell’Unione Sovietica”.
Iervolino: Putin è un dittatore sanguinario
Identico il parere di Massimiliano Iervolino, segretario dei Radicali italiani. “Putin fa Putin, non da oggi e neanche dal giorno dell’invasione in Ucraina. È dalla seconda guerra in Cecenia che dimostra di essere un sanguinario dittatore. Putin va arrestato e processato all’Aja. Come chiediamo da tempo”.
Il direttore del centro: decisione disgustosa
Di decisione ”disgustosa, ma che rispecchia la realtà” parla Sergey Lukashevsky, il direttore del Centro Sacharov di Mosca. “Nonostante la decisione del tribunale di Mosca continueremo il nostro lavoro. Perché l’eredità non appartiene al regime, ma al popolo”.
La visita all’Adnkronos
Nel 1989, a febbraio, durante un suo viaggio in Italia, Sakharov ha visitato la redazione dell’agenzia di stampa Adnkronos, allora in via di Ripetta, accolto dal direttore Giuseppe Marra, perché voleva “conoscere di persona gli interlocutori dei giorni di Gorki”, i giornalisti che avevano costituito per lui, all’epoca del suo esilio, un tenue filo con il mondo esterno. Nel 1984, durante l’esilio di Sakharov, l’agenzia di stampa aveva organizzato una conferenza stampa a Roma della figlia del premio Nobel, Tatiana, canale di comunicazione fra il padre isolato e il mondo.