È Giovanni Motisi il più ricercato dopo Messina Denaro: il killer di Cassarà è latitante da 35 anni

21 Ago 2023 14:54 - di Roberto Garritano
U pacchiuni

Giovanni Motisi, detto ” U pacchiuni”, non è un mafioso di quarto ordine. È uno degli assassini di Beppe Montana, il commissario della squadra mobile ammazzato il 24 luglio del 1985 a Palermo  mentre era con la fidanzata. Ma “U pacchiuni”, killer fidato di Totò Riina, è indicato anche come co-autore del successivo omicidio di Ninni Cassarà, appena tredici giorni dopo e molti pensano che fosse presente sul luogo dell’omicidio di Carlo Alberto Dalla Chiesa, tre anni prima. Nei fatti, il mafioso più pericoloso ancora in libertà.

Quella maledetta estate del 1985

Gli omicidi di Montana e Cassarà hanno apparentemente due motivazioni diverse. Entrambi erano dirigenti di primo piano di una squadra mobile che lavorava al fianco del pool istituito da Caponnetto, con Falcone e Borsellino, e dedicato solo ai reati di mafia, prima della nascita delle direzioni distrettuali. L’estate del 1984 c’erano state le dichiarazioni rese da Tommaso Buscetta che avrebbero prodotto, nell’autunno successivo, una sequela di arresti e la preparazione del maxi processo.

Montana fu ucciso in reazione ad un’altra operazione che aveva decapitato il clan Greco. Cassarà, invece, come “rappresaglia” per la morte in questura di Salvatore Marino, un ex calciatore ritenuto dagli investigatori tra i possibili autori materiali dell’omicidio Montana. Marino morì in questura a seguito del pestaggio subito da alcuni agenti. Un clima tremendo che proprio il povero Cassarà aveva in tutti i modi cercato di contrastare.

Era estraneo ad ogni responsabilità ma pagò con la morte.

Giovanni Motisi, detto “U pacchiuni”, ha 64 anni

A 64 anni è reggente del mandamento di Pagliarelli nel palermitano, ed è latitante dal 1998. In un’intercettazione del 2016,  Giuseppe Calvaruso – condannato a 16 anni perché ritenuto il nuovo capo del clan di Pagliarelli – racconta che, assieme a Vincenzo Cascino, sarebbe stato l’unica persona autorizzata ad incontrare il latitante Motisi: “Tutto il lavoro lo facevo io, ma era lui che gli diceva ‘va fatti quest’appuntamento’, ‘come si deve impostare’, ‘così, colì’, lo voleva bene assai, bene assai e gli unici che ci andavamo eravamo io e lui”.

Killer spietato, esecutore degli ordini dei corleonesi e loro uomo di fiducia nella Palermo rivoluzionata dall’omicidio di Stefano Bontade e dalla nuova gerarchia della “cupola”, Motisi è un pezzo da novanta, un residuo ancora agente di quella mafia che proprio nel decennio del maxi processo uccise magistrati, carabinieri, poliziotti, imprenditori, mostrando tutta la sua ferocia e che, nel decennio successivo, tra Lima, i cugini Salvo, gli attentati di Capaci e via D’Amelio e le stragi del 93, mostrò un terribile volto.

Dopo la cattura di Matteo Messina Denaro è sul triste podio dei criminali più ricercati. Sperando che ne possa uscire presto e pagare per tutto il male che ha fatto.

 

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