32 anni fa la fine del Patto di Varsavia . Novantacinque milioni le vittime nel mondo causate dal comunismo
Trentadue anni fa a Praga si sciolse il Patto di Varsavia. Dopo 36 anni, con la caduta del muro di Berlino e la decomposizione dei regimi dell’est, si pose fine a un’alleanza di mutuo soccorso che era nata in contrapposizione alla Nato e rappresentava concretamente la cortina di ferro. La fine del Patto preluderà, sei mesi dopo, allo scioglimento dell’Unione Sovietica.
La scelta della Germania e la firma dell’alleanza
Il 9 maggio del 1955 la Repubblica Federale Tedesca, la Germania dell’Ovest, aveva aderito alla Nato. Ufficialmente questa decisione fu interpretata dai paesi dell’est come una sorta di possibilità di riarmo e di militarizzazione . In realtà l’esistenza stessa della Nato e la divisione del mondo operata a Yalta rendevano quasi conseguenziale la nascita di un’alleanza militare dei paesi comunisti. Il 14 maggio 1955 l’Unione Sovietica, l’Albania, la Bulgaria, l’Ungheria, la Germania Est, la Polonia, la Romania e la Cecoslovacchia firmarono a Varsavia il “Trattato di amicizia, cooperazione e assistenza reciproca”, noto in seguito come Patto di Varsavia.
La mutua solidarietà e la sovranità mai rispettata
Gli otto paesi membri del Patto di Varsavia s’impegnarono nella mutua difesa nel caso di un attacco contro uno Stato membro. Formalmente, le relazioni tra i firmatari del Trattato furono basate sul non-intervento negli affari interni degli Stati membri, rispetto della sovranità nazionale e dell’indipendenza politica (accordi mai rispettati da parte dell’URSS.) Come organo di controllo fu istituito il Comitato politico consultivo Il trattato, costituito da 11 articoli e redatto in russo, polacco, ceco e tedesco, entrò in vigore a partire dal 4 giugno 1955, quando tutti i paesi aderenti depositarono presso il governo polacco gli attestati di partecipazione all’organizzazione. Nonostante fosse un membro effettivo, l’Albania non partecipava alle sessioni del Patto. In violazione del trattato, l’Urss intervenne l’anno successivo a Budapest per reprimere una protesta interna , ripetendosi 12 anni dopo in Cecoslovacchia.
Quasi due miliardi i “comunisti” nel mondo
Oggi i regimi comunisti nel mondo sono la Cina, il Vietnam, la Corea del Nord, Cuba e Laos. Quasi due miliardi di persone amministrate, la stragrande maggioranza delle quali vive in Cina. Stéphane Courtois , uno storico francese specialista di storia dei movimenti e regimi comunisti e, in particolare, di storia del comunismo e genocidi comuni ha quantificato in 95 milioni le vittime causate dal comunismo nel novecento.