Non va all’esame di III Media: il preside corre a prenderlo a casa. Suor Monia Alfieri: ora sarà sempre attento

16 Giu 2023 21:48 - di Redazione
Suor Monia Alfieri

Una vicissitudine bizzarra e per fortuna a lieto fine quella che arriva dal Parmense, e che ha per protagonisti un alunno di scuola media e il preside dell’istituto in cui il ragazzino sta per diplomarsi. Proprio lo spartiacque dell’esame di Stato, allora, fa da sfondo alla vicenda che, a equivoco risolto, ha registrato il prezioso intervento di Suor Monia Alfieri che, commentando il caso, ha posto sotto i riflettori, tra etica e pragmatica, le questioni pedagogiche che richiama: ascolto e cura di uno studente in erba.

Alunno di III Media convinto di aver esaurito la prova, non si presenta all’esame: il commento di Suor Monia Alfieri

Convinto che ci fosse solo la prova orale, un giovane studente di terza media del parmense mercoledì non si è presentato a scuola per l’esame. Dopo aver fatto tutte le telefonate di rito e non aver ricevuto risposta, il preside della scuola si è recato a casa del ragazzo trovandolo in pigiama. Il ragazzo, come scrivono alcuni quotidiani, era convinto che ci sarebbe stata solo la prova orale, ma si è vestito in fretta e si è recato di corsa a scuola per fare l’esame.

Il fattore “imprevedibilità dei ragazzi” non può mai essere dato per scontato…

«Quanto accaduto fa riflettere – dice all’Adnkronos Suor Anna Monia Alfieri, Cavaliere al merito della Repubblica e paladina delle scuole paritarie –. Occorre considerare che il mondo della scuola, che di norma svolge discretamente e con sana regolarità i propri compiti quotidiani, è comunque sempre a contatto con l’imprevedibilità dei ragazzi. E mai nulla può dare per scontato. Non basta, ai nostri giorni, comunicare a voce e per iscritto una data, un appuntamento: l’ascolto e la ricezione non sono automatici…

Suor Monia Alfieri e l’auspicata «personalizzazione della didattica»

Per quale motivo? Non è più solo la parola detta o scritta il canale della conoscenza. L’empatia, la curiosità, lo stimolo visivo, la teatralità, l’esperienza diretta e concreta, il feeling, sono tutti strumenti utili alle dinamiche educative e cognitive. Ciò che non interessa non resta, non attraversa la vita del bambino, dell’adolescente, del giovane. È qui che si gioca l’auspicata “personalizzazione della didattica”, che può anche significare non dare per scontato che un avviso, detto e scritto a più riprese per almeno una decina di volte e per trenta ragazzi, possa non essere affatto recepito da uno su trenta. Difficile, ma è la realtà, l’evidenza».

«Il ragazzo mai più dimenticherà un appuntamento importante…»

«Una seconda considerazione riguarda il preside, che ha unito premura e preoccupazione paterna con senso di responsabilità. In perfetta sintonia con la sua carica: se al mattino dell’esame il ragazzo era irraggiungibile, se i genitori non rispondevano, il dirigente aveva ancora due strade: accertarsi di persona e, come estrema ratio, chiamare i Carabinieri. Le circostanze favorevoli – come la vicinanza dell’abitazione del giovane alla scuola – hanno permesso il simpatico incontro del preside preoccupato, e del ragazzo in pigiama sulla porta di casa. Il ragazzo mai più dimenticherà un appuntamento importante – conclude Suor Anna Monia Alfieri –.

Quell’attenzione in più che non guasta mai…

Infine una brevissima e rispettosa considerazione riguarda i genitori: sicuramente saranno usciti di casa presto, come tutti i giorni, per andare al lavoro. Magari lasciando la colazione pronta sul tavolo, come sempre… mMa quello era un giorno speciale, forse anche per loro. “Sei uscito per andare all’esame?” “Hai fatto colazione?” “Mandami un wa quando esci!”… O qualcosa del genere, forse ci poteva stare»…

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