Cameron, il regista di Titanic: c’era allarme per quel sottomarino, mi hanno chiesto di andare e ho detto di no
“Ocean Gate non avrebbe dovuto fare quello che stava facendo”. E’ molto duro il giudizio del regista James Cameron, che nel 1997 portò sugli schermi la tragedia del Titanic, a proposito del sommergibile imploso con a bordo 5 passeggeri.
In un’intervista a Reuters, Cameron afferma che erano chiari imprudenza e avventatezza della missione. “Penso che sia abbastanza chiaro. Vorrei essere stato più esplicito al riguardo, ma ero ignaro del fatto che non ci fossero le certificazioni perché non avevo studiato il caso, non ero interessato. Stockton Rush mi aveva chiesto se volevo uscire con loro e immergermi in questa stagione. Ma non ero interessato. C’era molta preoccupazione per questo equipaggio e per questo sottomarino. Molta preoccupazione, anche se non ero coinvolto direttamente perché in quel momento stavo realizzando “Avatar 2”. Ma molti di loro si sono riuniti e hanno scritto una lettera a Ocean Gate in cui hanno scritto: “Dovete dare delle certificazioni. Non potete portare le persone sotto. È da irresponsabili. E potrebbe portare alla catastrofe”».
«Lunedì mattina – prosegue il regista – quando ho sentito per la prima volta dell’incidente, ho ricevuto un sacco di chiamate ed e-mail. È una piccola comunità. E in un’ora e mezza ho avuto le seguenti informazioni: (il Titan, ndr) era in discesa. Era a 3.500 piedi. Ha perso le comunicazioni e il tracciamento, l’ultimo è stato quello più critico perché il transponder utilizzato per tracciare un sottomarino durante la discesa e sul fondo è un sistema completamente autonomo. Si trova nel suo alloggio a pressione e ha la sua alimentazione a batteria. Quindi, per perdere le comunicazioni e il tracciamento allo stesso tempo, il sottomarino doveva essere sparito. Per me non c’erano dubbi”.
“Per giorni ho cercato di immaginare altri scenari che potessero spiegarlo. Non veniva fuori niente. Quindi, la cosa successiva che ho fatto è stata contattare alcune persone che sono riusciti a rintracciare… Ci sono reti acustiche sott’acqua. Alcune sono di ricerca, altre dell’intelligence. Abbiamo avuto la conferma entro un’ora che c’era stato un forte botto nel momento stesso in cui le comunicazioni erano andate perdute. Un forte botto sugli idrofoni, perdita di trasduttore o di transponder, perdita di comunicazioni. Sapevo cos’era successo. Il sommergibile era imploso. Ho inviato e-mail a tutti quelli che conosco. Ho detto: abbiamo perso alcuni amici. Il sottomarino è imploso”.