Amato e le “radici nere” di FdI. Un altro grande vecchio “scongelato” contro Giorgia Meloni

8 Giu 2023 8:21 - di Vittoria Belmonte
Amato

Giuliano Amato che ammonisce Giorgia Meloni sulle “radici nere” di Fratelli d’Italia. E’ Repubblica a lanciare il sasso, o meglio il sassolino, contro il governo scomodando il presidente emerito della Consulta. Un altro “grande vecchio” di cui si fa un uso propagandistico contro la ventata innovativa del governo di destra. Del resto proprio Repubblica aveva “scongelato” due mesi fa Giorgio La Malfa.

Il solito ritornello dell’antifascismo

Il ritornello è sempre lo stesso: l’antifascismo, la torsione autoritaria Orban. La linea la detta sempre Romano Prodi: da lui arrivò giorni fa la denuncia sulla deriva autoritaria. Stesso slogan usato contro Berlusconi. E si vuole che gli altri si accodino. Oggi tocca appunto a Giuliano Amato.

La domanda dell’intervistatrice è dunque d’obbligo. “Ma non è opportuno – chiede – che Fratelli d’Italia faccia i conti con le sue radici nere, riconoscendo l’antifascismo?”. Risposta altrettanto inevitabile: «Sì, questo è un punto non negoziabile. È impensabile che governanti e cariche istituzionali che giurano fedeltà alla Costituzione non riconoscano l’antifascismo. Senza l’antifascismo non ci sarebbe la Costituzione. Se non avessimo avuto la Resistenza e la classe dirigente che ne è figlia, saremmo stati considerati come la Germania: solo un Paese sconfitto, la cui Costituzione venne scritta non da un’Assemblea costituente eletta da tutti i cittadini, ma da un ristretto consesso sotto lo sguardo vigile dei Paesi occupanti. Un’umiliazione che a noi è stata risparmiata. I cosiddetti sovranisti dovrebbero trovare naturale riconoscere quell’atto fondamentale di sovranità dovuto all’antifascismo».

La Fiamma che dà fastidio a Giuliano Amato

Quindi si passa alla nota questione della Fiamma da “amputare” come vorrebbero i popolari secondo le condizioni poste dal capogruppo europeo Manfred Weber. E’ un altro cavallo di battaglia utilizzato per demonizzare Fratelli d’Italia. E Amato non si tira certo indietro.  “La richiesta di abbandonare la fiamma – dice – sottintende una richiesta ancora più rilevante: questa destra deve fare i conti con il fascismo con lo stesso rigore con cui i cristianodemocratici li hanno fatti con il nazismo, e non certo perché Hitler appartenesse al loro bagaglio storico ma perché apparteneva a quello dell’intero Paese. A maggior ragione questa operazione è richiesta a un partito che contiene nel proprio album di famiglia il regime di Mussolini”.

Che senso ha a quasi trent’anni dal congresso di Fiuggi?

E tutto ciò, si badi bene, a quasi trent’anni dal congresso di Fiuggi in cui si cambiò il nome del Msi, si riconobbe l’antifascismo come momento storico imprescindibile per il ritorno alla democrazia e si condannarono esplicitamente tutti i totalitarismi. Un dato che la stessa Giorgia Meloni ha ricordato nella sua lettera al Corriere in occasione del 25 aprile: “Da molti anni infatti, e come ogni osservatore onesto riconosce, i partiti che rappresentano la destra in Parlamento hanno dichiarato la loro incompatibilità con qualsiasi nostalgia del fascismo”. Ma poiché si è aperta la campagna per le elezioni europee Repubblica spara le sue cartucce. Provocando solo noia e disinteresse.

 

 

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