Riforme, il dem Morassut sferza la Schlein: «Basta con la paura dell’elezione diretta»
«Ma chi l’ha detto che non c’è». S’intitola così una canzone cult della sinistra extraparlamentare degli anni ’70. Un titolo che oggi s’attaglia perfettamente al dibattito sulle riforme istituzionali e che vede il Pd di Elly Schlein ostinatamente attestato sul “no“ ad ogni forma di elezione diretta, si trattasse di presidenzialismo o di premierato. Una posizione priva di controcanti, ma solo in apparenza. C’è infatti quello di Roberto Morassut, deputato dem di lungo corso che in una nota prova a mitigare la chiusura della Schlein. Il parlamentare l’ha presa alla lontana, com’è normale quando si esprime una posizione distante dalla linea ufficiale. È infatti partito dalle «elezioni in Turchia» che, a suo dire, «risvegliano la speranza di una svolta politica in uno dei Paesi più importanti nel contesto mondiale e non solo euro-mediterraneo».
Morassut è un parlamentare di lungo corso del Pd
E sicuramente fa riflettere quel 98 per cento si è recato al voto nonostante, sottolinea Morassut, «l’esistenza di un regime autoritario o di una democratura». Una riflessione, a giudizio del deputato, s’impone anche in Italia. E quella proposta da Morassut ha tutta l’aria di voler scuotere alle fondamenta le granitica certezze del suo partito. Eccola: «L’elezione diretta del capo del governo è davvero così pericolosa e inquietante?». È lo stesso Morassut a fornire la risposta: «In Italia la democrazia è stanca e il parlamentarismo infiacchito. Governi che vivono di decreti e fiduce e un Parlamento che discute di quasi nulla, con equilibri perennemente instabili».
«Elly può battere Giorgia»
A giudizio del dirigente dem è invece possibile realizzare «una democrazia decidente» corredata dei «giusti contrappesi» parlamentari. «Credo che il Pd debba porsi questo nodo irrisolto da decenni e non chiudersi nella difesa di scuola dell’esistente», incalza Morassut, allineato invece sul “no” all’autonomia rafforzata. Il Pd, insomma, non deve «avere paura di una qualche forma di elezione diretta. Anche perché – conclude Morassut – se si votasse domani, credo che Elly Schlein batterebbe Giorgia Meloni». A dimostrazione che anche nel Pd si leva qualche voce critica nei confronti del conservatorismo costituzionale della leader. Appunto, «ma chi l’ha detto che non c’è».