Policlinico di Palermo, salvato paziente che aveva assunto dosi massicce di methotrexate
La cura “fai da te” poteva essere fatale. Al Policlinico di Palermo è stata salvata la vita a un paziente che – per curare la psoriasi – ha assunto una dose massiccia di methotrexate, farmaco chemioterapico, senza alcuna prescrizione medica e dunque con modalità di approvvigionamento del medicinale non regolamentari. Solo l’immediata formulazione della diagnosi e lo sforzo congiunto dei medici, coordinatore e personale infermieristico dell’unità operativa complessa di Medicina Interna con Stroke Care diretta dal professore Antonino Tuttolomondo (Francesca Corpora, Giuseppe Miceli, Domenico Di Raimondo, Daniele Torres coadiuvati dagli assistenti in formazione per la assistenza quotidiana in sala di degenza e tutti gli altri medici della Unità per la assistenza relativa ai turni di guardia pomeridiani notturni e festivi) in collaborazione con l’unità operativa di Farmacia diretta dalla dottoressa Concetta La Seta e con il Centro Antiveleni di Pavia, hanno permesso la risoluzione del complesso caso clinico caratterizzato da gravissima tossicità midollare e renale.
C’è stata intossicazione da methotrexate
«L’intossicazione da methotrexate – spiega Tuttolomondo – è una condizione gravata da alta mortalità a causa del danno multiorgano che è in grado di terminare impedendo la replicazione del DNA e RNA all’interno della cellula. L’effetto tossico si esprime maggiormente nelle linee cellulari ad alto turnover di replicazione come l’apparato tegumentario e mucose, apparato gastrointestinale e midollo osseo con possibili gravi ed estese lesioni cutanee, diarrea, vomito e gravi citopenie (anemia, piastrinopenia e leucopenia) con conseguente rischio di emorragie e gravi infezioni da germi opportunisti. Il paziente assumendo arbitrariamente una dose incongrua del farmaco ha sviluppato in poco tempo tutti i sintomi esponendosi al rischio di vita».
Il paziente ha assunto una fiala al giorno
L’indicazione del methotrexate prevede l’assunzione di una fiala a settimana. Il paziente invece ne ha assunto una al giorno per una settimana. L’immediata diagnosi con riconoscimento del carattere d’urgenza ha fatto scattare una corsa contro il tempo. La stretta collaborazione tra l’Unità di Medicina Interna con Stroke Care e la Unità di Farmacia ha permesso di reperire già nelle ore notturne, al momento del ricovero, le quantità cospicue di acido folico, indicato per ridurre la tossicità e contrastare gli effetti di un sovradosaggio, da somministrare subito al paziente. Nel frattempo, le analisi eseguite nei laboratori del CQRC – Controllo Qualità e Rischio Chimico dell’Azienda “Villa Sofia -Cervello”, diretto da Francesca Di Gaudio – hanno verificato i livelli elevati di methotrexate, e così è stato possibile rintracciare un antidoto di recente sperimentazione, il Glucarpidase, non presente nella regione Sicilia.
Methotrexate, l’antidoto giunto tramite trasposto aereo
L’antidoto è arrivato a Palermo tramite trasporto aereo in accordo con la Prefettura per permetterne la somministrazione entro le 24 ore dall’invio, condizione questa “sine qua non” per preservare l’efficacia del farmaco. «La collaborazione tra tutti i soggetti – continua Tuttolomondo – ha permesso il progressivo miglioramento delle condizioni cliniche del paziente che in atto non è più in pericolo di vita pur presentando gravi danni verosimilmente permanenti. Il paziente ha recuperato il danno midollare ma ha un’insufficineza renale per la quale si sottopone a dialisi. Il caso descritto – conclude il Professore – è una testimonianza di eccellenza nella gestione di quadri clinici che richiedono interventi di coordinazione e collaborazione multidisciplinare, nonché di gestione di urgenze complesse da un punto di vista assistenziale e amministrativo di questa Aoup – Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico».
I rischi delle cure “fai da te”
L’azienda ha presentato una denuncia ai Carabinieri sull’approvvigionamento non regolamentare del farmaco da parte del paziente. Il Commissario dell’Azienda ospedaliera universitaria Maurizio Montalbano commenta: «Questo complesso caso clinico è emblematico dei rischi connessi al sostituirsi al giudizio medico con “cure fai-da-te”. L’automedicazione può aumentare la probabilità che il farmaco venga usato in dosi che ne modifichino sicurezza ed efficacia con la conseguenza di compromettere il proprio stato di salute. In conclusione quindi, meglio evitare l’automedicazione, in particolare quando si tratta, come in questo caso, di farmaci ad elevata tossicità. Resta comunque da chiarire come il paziente abbia potuto reperire in maniera autonoma il farmaco antineoplastico». (ITALPRESS).