Il cardinale Zuppi: «C’è un limite anche per la satira, un confine che non va superato»
«La vita è sempre piena di umorismo. Mi fanno ridere le situazioni paradossali, ma anche quelle persone che si atteggiano al “lei non sa chi sono io”. Non mi fa ridere invece chi è greve, chi prende in giro i più deboli. Ridere di quelli che hanno problemi non è divertente». Lo ha affermato il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana: L’occasione è l’intervista intervista nell’ambito di “Antani”, il festival sull’umorismo al Teatro Goldoni di Livorno. «C’è un limite per la satira, c’è un confine che non deve essere certo quello del potere. Però, ad esempio, il limite del buongusto, il non offendere in maniera arrogante le convinzioni, la fede degli altri, quello è un limite».
Il cardinale Zuppi: «Era Alberto Sordi che faceva tanto ridere»
Tante le figure menzionate dal cardinale Zuppi: «Ricordo un chierichetto che faceva molto ridere. Era Alberto Sordi, che faceva il chierichetto nella mia prima parrocchia, a Santa Maria in Trastevere». Zuppi prosegue: «Bergoglio è molto ironico, spiritoso, inventivo, creativo, diretto. Anche Wojtyla rideva apertamente. Di certo il più ironico è stato il cardinale Biffi».
«Ecco quando Gesù si mostrava contento»
«Ci si chiede perché nel Vangelo nessuno ride mai. Oppure qual è il sorriso di Gesù. In realtà nei Vangeli, molte volte ci sono esempi di grande tenerezza, di grande sorriso, di partecipazione, di Gesù. Quei momenti in cui è proprio contento. Ad esempio, quando i sapienti e i dotti non capiscono e quando i piccoli capiscono. È contento di una sorta di mondo alla rovescia, in cui i deboli sono i più forti e i forti sono i deboli».
Il cardinale Zuppi: se con la nostra anima…
«Un sorriso sconfiggerà la morte», ha concluso Zuppi, in merito alla sua recente intervista su Repubblica. «Possiamo sconfiggere la morte in due modi. Il primo è se pensiamo che tutto non finisce qui. Il secondo è quello di affidarsi. Se ho amore, se ho voluto bene e se mi hanno voluto bene». Dunque, «se con la nostra anima i conti tornano, la morte mette meno paura».