Il Papa ai giovani: “Non accontentatevi di social e cellulari. Non siate pigri, osate”
Non siate “pigri e poltroni” e “non accontentavi di cellulari e social”. Il Papa ha lanciato un monito ai giovani, invitandoli a vivere a pieno la vita, osando anche. Il messaggio del Pontefice è stato il cuore dell’incontro con i ragazzi ungheresi a Budapest, dove è arrivato a bordo di una “papamobile” elettrica. “Non virtualizzate la vita che è concreta”, ha detto Bergoglio, esortandoli a avere “paura di andare controcorrente”.
“Accontentarsi di un cellulare e di qualche amico è un po’ stupido”
“Oggi – ha detto il Papa – c’è la grande tentazione di accontentarsi di un cellulare e di qualche amico. Ma, anche se questo è ciò che fanno tanti, anche se fosse quello che ti va di fare, non fa bene. Permettermi: è una cosa un po’ stupida eh”, ha ammonito Francesco. “Non abbiate paura di andare controcorrente, di trovare un tempo di silenzio ogni giorno per fermarvi e pregare. Oggi tutto vi dice che bisogna essere veloci, efficienti, praticamente perfetti, come delle macchine! Ma poi ci accorgiamo che spesso finiamo la benzina e non sappiamo cosa fare”, ha avvertito il Pontefice, ricordando che “fa tanto bene sapersi fermare per fare il pieno, per ricaricare le batterie”. “Ma attenzione: non per immergersi nelle proprie malinconie o rimuginare sulle proprie tristezze, non per pensare a chi mi ha fatto questo o quello, facendo teorie su come si comportano gli altri; questo non fa bene!”, ha avvertito il Papa.
Il Papa ai giovani: “La vita è reale, non virtuale. Non avviene su uno schermo, ma nel mondo”
Bergoglio ha infatti ricordato che “il silenzio” è un’opportunità per avvicinarsi al Vangelo, per “ritrovare la pace nel cuore” attraverso Dio, per “scoprire la bellezza che ci circonda”, “non è per incollarsi ai cellulari e ai social”. “No, per favore: la vita è reale, non virtuale, non avviene su uno schermo, ma nel mondo!”, ha detto il Papa, rivolgendosi ai giovani e invitandoli poi anche a osare per raggiungere “grandi traguardi”, che però non si conquistano “scavalcando gli altri”. Non è così, ha sottolineato il Papa, che si diventa “grandi”. Lo si diventa “servendo gli altri”. “Gesù è felice che raggiungiamo grandi traguardi. Non ci vuole pigri e poltroni, non ci vuole zitti e timidi, ci vuole vivi, attivi, protagonisti della storia. E non svaluta mai le nostre aspettative ma, al contrario, alza l’asticella dei nostri desideri. Gesù sarebbe d’accordo con un vostro proverbio, che spero di pronunciare bene: Aki mer az nyer (Chi osa vince)”, ha detto il Pontefice, per il quale, per vincere nella vita, “ci sono due passaggi fondamentali, come nello sport”.
La citazione in ungherese del proverbio “Chi osa vince”
Il primo è “puntare in alto”. Il secondo, “allenarsi”. L’esortazione del Papa, sintetizzata anche sul profilo Twitter del Pontefice, è a non mettere da parte il talento che si ha “pensando che per essere felice basti il minimo indispensabile: un titolo di studio, un lavoro per guadagnare, divertirsi un po’…”. “No, metti in gioco quello che hai. Hai una buona qualità? Investi su quella, senza paura!”, ha detto Francesco, declinando questa attitudine anche in termini di fede: “Senti nel cuore che hai una capacità che può far bene a tanti? Senti che è bello amare il Signore, creare una famiglia numerosa, aiutare chi è bisognoso? Non pensare che siano desideri irrealizzabili, ma investi sui grandi traguardi della vita!”
L’esortazione del Pontefice a “prendere in mano la vita”
“E poi allenarsi”, attraverso il “dialogo con Gesù, che è il miglior allenatore possibile. Lui ti ascolta, ti motiva, crede in te, sa tirar fuori il meglio di te. E sempre invita a fare squadra: mai da soli ma con gli altri, nella Chiesa, nella comunità, insieme, vivendo esperienze comuni”, ha detto Bergoglio, invitando i ragazzi alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù, che sarà in Portogallo, a Lisbona, all’inizio di agosto e congedandosi con l’esortazione a “prendere in mano la vita per aiutare il mondo a vivere in pace”. ”Lasciamoci scomodare da questo, chiediamoci, ciascuno di noi: io che cosa faccio per gli altri, per la Chiesa, per la società? Vivo pensando al mio bene o mi metto in gioco per qualcuno, senza calcolare i miei interessi? Interroghiamoci sulla nostra gratuità, sulla nostra capacità di amare secondo Gesù, cioè – ha concluso Francesco – di servire”.