“Cucina italiana patrimonio dell’Unesco”: la risposta del governo a insetti a tavola e carne sintetica
In risposta alle farine di grillo, agli insetti da cucinare come deliziose pietanze e all’invasione della carne sintetica, l’Italia è impegnata per rendere la cucina italiana patrimonio dell’Unesco. Lo ha annunciato il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ospite della trasmissione Mattino Cinque in onda su Canale 5.
La cucina italiana diventerà patrimonio dell’Unesco? «Assolutamente sì, siamo impegnati su questo fronte, l’abbiamo annunciato. Abbiamo inoltrato tutte le domande secondo le procedure prescritte», ha detto il ministro che ha aggiunto: «Che non ci sia la cucina italiana mi sembra alquanto singolare» anche a fronte del fatto che ha ricevuto lo stesso riconoscimento «la cucina coreana» e quella «di altri Paesi». In effetti, ad andare a scorrere la lista dell’Unesco del patrimonio immateriale, spuntano le cucine tradizionali del Malawi, della Tunisia e del Kenya. Rispettabilissime, ma appare singolare che proprio la cucina italiana, eccellenza indiscussa in tutto il mondo, non abbia ricevuto la consacrazione che merita.
La proposta di candidatura della cucina italiana presentata il 23 marzo
Ed è infatti di appena un mese fa, esattamente del 23 marzo scorso, la formalizzazione della richiesta all’organismo mondiale. Il Consiglio Direttivo della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco, sotto la presidenza di Franco Bernabè, ha approvato come candidatura italiana da presentare all’esame del Comitato Intergovernativo per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale “La Cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale”.
«La cucina italiana – si legge nella nota che accompagna la candidatura – è un insieme di pratiche sociali, riti e gestualità basate sui tanti saperi locali che, senza gerarchie, la identificano e la connotano. Questo mosaico di tradizioni territoriali riflette la diversità bioculturale del Paese e si basa sul comune denominatore di concepire il momento della preparazione e del consumo del pasto a tavola come occasione di condivisione e di confronto».
La risposta italiana alle farine di grillo e alla carne sintetica
«Ovunque, in Italia – prosegue la nota del consiglio direttivo presieduto da Bernabè – cucinare è un modo di prendersi cura della famiglia e degli amici o degli avventori. È il frutto di un continuo gioco di connessioni e scambi che dalle precedenti generazioni arriva alle nuove. È anche una manifestazione quotidiana di creatività che rimanda al “buon vivere” italiano per il quale, nel mondo, siamo apprezzati e talvolta invidiati».
«Come evidenzia lo storico Massimo Montanari – prosegue la nota – la candidatura vuole rappresentare la cucina italiana, domestica e non, come un mosaico in cui le singole tessere permettono di definire un insieme coerente che trascende l’unicità e la specificità di ogni singola tessera. Tutto ciò è il risultato di una storia plurisecolare caratterizzata da numerosi scambi, interferenze e contaminazioni reciproche. La cucina italiana, come emerge dal dossier di candidatura, è un elemento essenziale, vivo e attuale dell’italianità, riconosciuto tanto all’interno del Paese quanto all’estero».
In un’epoca in cui ci propinano come prelibatezze da gourmet le farine di grillo e le carni nate in laboratorio, sarebbe il minimo.