Omicidio Vassallo, Antimafia: “Un sindaco esemplare, ucciso perché combatteva lo spaccio”

6 Mar 2023 17:19 - di Sara De Vico

L’omicidio di Angelo Vassallo resta una vicenda torbida. Per molti versi sconcertante. Una vicenda in cui si sono scontrate la voglia di riscatto di una terra . E la volontà di chi intendeva mantenerla oppressa e legata a logiche criminali. Questa è la storia di una famiglia, e di una parte di una comunità civile, che non si è mai rassegnata”. Così  il Comitato dell’ex Commissione parlamentare antimafia, presieduta da Nicola Morra, in una relazione desecretata oggi sulla morte del sindaco del comune di Pollica, Angelo Vassallo. Ucciso il 5 settembre 2010.

Omicidio Vassallo, la relazione dell’ex commissione antimafia

Angelo Vassallo è stato un sindaco e un amministratore esemplare“, si legge nella relazione del comitato presieduto dall’ex deputato 5Stelle Luca Migliorino. “Poiché ha dedicato tutta la sua attività di primo cittadino allo sviluppo del proprio territorio. In armonia con la natura che lo circondava. La storia del ‘sindaco pescatore’ è una storia di vita. Egli è stato costretto a svolgere un’attività di contrasto allo spaccio di droga in prima persona. Utilizzando i vigili urbani del comune di Pollica in un clima di isolamento. Che doveva averlo reso inquieto e deluso”.

Il sindaco pescatore che contrastò il traffico di droga del porto di Acciaroli

Nella relazione si sottolinea che le ragioni della morte del sindaco debbano essere ricercate nella sua attività volta a contrastare la diffusione dello spaccio. Vassallo “sapeva bene che gran parte della ricchezza del suo territorio derivava dal porto di Acciaroli. Che per questo intendeva ristrutturare e trasformare. Era, però, cosciente del pericolo che lo sviluppo economico avrebbe attirato l’interesse anche di malavitosi e speculatori. Lo sviluppo del turismo aveva portato a Pollica un’ingente affluenza turistica. Ma all’incremento del turismo corrispose – si legge nel report – un’analoga diffusione di illeciti. In particolare quelli inerenti alla commercializzazione degli stupefacenti. E, forse per paura o per il piacere di una ricchezza mai conosciuta prima, anche i cittadini di Pollica cominciarono a lasciarlo solo”.

Fu lasciato solo a combattere l’illegalità e lo spaccio

Il sindaco Vassallo aveva voluto vederci chiaro. Per poi prendere provvedimenti in prima persona. Più in particolare – si legge nella relazione –  risulta che alcuni pescatori si erano lamentati di alcuni soggetti che si aggiravano nelle ore notturne sul molo del porto. Quello che scoprì il sindaco di Pollica non era evidentemente un fenomeno di piccolo spaccio. Ma un traffico più consistente. Il porto di Acciaroli era utilizzato come approdo della droga da smerciare nel territorio del Cilento e oltre”.

Il j’accuse dei fratelli di Vassallo

“C’è una responsabilità malavitosa, delinquenziale. E una responsabilità politica. E questo è documentato dal fatto che, sia in vita che dopo la morte, hanno ostacolato Angelo e poi hanno ostacolato il percorso della Fondazione. Volto a cercare la verità su chi avesse ucciso il sindaco, dunque su chi avesse ucciso lo Stato”. Così i fratelli del sindaco ucciso, Dario e Massimo Vassallo. Rispettivamente presidente e vicepresidente della Fondazione intitolata al sindaco Pescatore. “La relazione redatta dalla Commissione Antimafia è molto chiara. Angelo Vassallo aveva scoperto e contrastato il traffico di droga nel porto di Acciaroli. Che era utilizzato come approdo della droga da smerciare nel territorio del Cilento e oltre”.

Il possibile depistaggio di uomini delle istituzioni

Insieme a migliaia di persone che hanno aderito alla Fondazione Angelo Vassallo, abbiamo sempre cercato la verità. Ma quella vera. Perché sappiamo bene come vanno le cose in questo Paese. E in questi 12 anni siamo stati sempre vigili e attenti su quello che accadeva”. La domanda da porsi, insistono i fratelli, è “l’altra parte cosa faceva? Ormai è chiaro a tutti che alcuni uomini delle istituzioni quella notte e i giorni a seguire hanno messo in atto un’azione di depistaggio. Speriamo che non si arrivi al ridicolo. E, si parli di prescrizione di questo reato, perché se è stato commesso da uomini dello Stato, è infamante”.

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