L’ultima follia europea: Italia condannata a risarcire con 8500 euro a testa 4 clandestini rimpatriati

31 Mar 2023 10:17 - di Marta Lima

Clandestini maltrattati, Italia condannata. La Corte europea per i diritti dell’uomo (Cedu) ha ordinato all’Italia il pagamento di un risarcimento per quattro migranti tunisini tratti in salvo in mare nel 2017, portati a Lampedusa e poi rimpatriati forzosamente. Secondo la Corte di Strasburgo, l’Italia ha violato il divieto di trattamento inumano e degradante, il diritto alla libertà e la sicurezza, e il divieto di espulsione collettiva. Nell’ottobre 2017, riferisce la Corte, i quattro ricorrenti sono partiti dalle coste tunisine su una imbarcazione precaria e sono stati soccorsi in mare da una nave italiana che li ha portati a Lampedusa. Qui sono stati rinchiusi dieci giorni sull’hotspot dell’isola durante i quali affermano “di non aver potuto uscire né interagire con le autorità. Le loro condizioni erano presumibilmente inumane e degradanti”.

I clandestini “maltrattati” otterranno un risarcimento

I quattro, assieme ad altre 40 persone, sono stati poi portati all’aeroporto dell’isola, dove hanno dovuto firmare documenti che non erano in grado di leggere, i quali erano ordini di respingimento della questura. Portati a Palermo sono stati poi rimpatriati forzosamente in Tunisia. La Corte ha stabilito per ciascuno il pagamento da parte dell’Italia di un risarcimento di 8.500 euro, oltre al pagamento di 4mila euro di spese legali. La Cedu, che ha sede a Strasburgo, non è legata all’Unione Europea. E’ stata istituita nel 1959 sulla base della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. Vi aderiscono 46 paesi.

L’Italia potrà fare ricorso contro la sentenza Cedu

Si tratta di una sentenza di primo grado contro cui verosimilmente le autorità italiane faranno opposizione. A quel punto la palla passerà alla Grande camera della Corte per la decisione definitiva.

“Ancora oggi nell’hotspot di Lampedusa si registra un sovraffollamento sistematico e le persone sono trattenute in modo informale senza una convalida giudiziaria, né un termine chiaro. Inoltre non hanno accesso sufficiente alle informazioni sul loro status e la procedura d’asilo», spiega l’avvocata Lucia Gennari che ha firmato il ricorso in sede europea insieme alla collega Loredana Leo. Entrambe fanno parte dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi). «La Corte dice anche che le procedure di rimpatrio accelerato cui da anni sono sottoposti i cittadini tunisini non sono valide: le modalità adottate non permettono di garantire il diritto di difesa e l’accertamento delle situazioni individuali».

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