Israele, barricate e pneumatici bruciati: le proteste in piazza dilagano a macchia d’olio

27 Mar 2023 10:40 - di Paolo Sturaro
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Violente proteste sono scoppiate in Israele in seguito al licenziamento del ministro della Difesa Yoav Gallant da parte del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Decine di migliaia di persone si sono riunite spontaneamente a Tel Aviv. I manifestanti hanno interrotto il traffico bruciando pneumatici e alzando barricate Hanno posizionato pietre e ferri sulla strada fuori da Kiriya all’incrocio di Kaplan e sull’autostrada 20, secondo quanto riferisce la polizia. Sono 600mila le persone scese in piazza nel paese: proteste hanno avuto luogo a Beersheba, Haifa e Gerusalemme, dove migliaia di persone si sono radunate davanti alla residenza privata di Netanyahu. La polizia si è scontrata con i manifestanti. In migliaia hanno poi marciato dalla residenza alla Knesset, il Parlamento israeliano.

Israele, verso il congelamento della riforma giudiziaria

Il governo israeliano a questo punto sta discutendo il congelamento della sua controversa riforma giudiziaria, secondo quanto riferisce il Jerusalem Post. Netanyahu ha convocato una riunione d’emergenza. Oltre al ministro della Giustizia Yariv Levin e al ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, hanno partecipato all’incontro tenutosi presso l’ufficio del premier, il ministro degli affari strategici Ron Dermer e il ministro dell’Istruzione Yoav Kisch. Sempre secondo i media israeliani, Netanyahu ha intenzione di fare un discorso alla nazione.

«Pagheranno a caro prezzo il fallimento»

Almeno tre ministri del Likud, hanno annunciato il loro sostegno al capo del governo nel caso decidesse di sospendere la riforma giudiziaria. Il primo a farlo è stato il ministro della Cultura e dello Sport, Miki Zohar, che ha dichiarato che pagheranno «a caro prezzo» il fallimento del provvedimento, esprimendo anche la necessità di sostenere il premier se «deciderà di fermare la riforma per evitare la rottura creatasi nella nazione». «La riforma del sistema giudiziario è necessaria ed essenziale, ma quando la casa prende fuoco non si chiede chi ha ragione, ma si versa acqua e si salvano gli occupanti», ha aggiunto.

Israele: riforma sì, ma non a costo di una guerra fratricida

Facendo seguito alle parole di Zohar, il ministro per l’Uguaglianza sociale Amichai Chikli ha suggerito di «disegnare una rinnovata tabella di marcia per il proseguimento della legislazione, presentandola pubblicamente e fissando in anticipo le regole del gioco. Non abbiamo alcun vero motivo per affrettarci. Se crediamo nella capacità di guidare il Paese, dovremmo suonare un po’ di musica più calma e rallentare». Infine, il ministro dell’Economia, Nir Barkat, ha ribadito che «sosterrà il premier nella decisione di fermare e ricalcolare il percorso. Lo Stato di Israele è al di sopra di tutto. La riforma è necessaria e la faremo, ma non a costo di una guerra fratricida», ha affermato sui social.

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