Selvaggia Lucarelli torna al Fatto e fa da megafono al centro sociale Askatasuna
Selvaggia Lucarelli passa con disinvoltura dalle palette di Ballando con le stelle ai megafoni dei gruppettari dei centri sociali. E’ un valzer dialettico di cui dà prova nel suo primo articolo per il Fatto quotidiano, dove è tornata dopo la collaborazione con il Domani di Stefano Feltri.
Altro che Cospito, ci dice Lucarelli, qua i veri ribelli sono i ragazzi coi megafoni. Repressi e maltrattati. E ai quali lei dà voce con la benedizione di Travaglio. “La verità – scrive – è che quel 41 bis deciso dalla procura di Torino è vissuto come l’ennesima pena sproporzionata da parte di chi ritiene che nella stessa città esista da tempo (con qualunque governo) una sorta di stato di polizia. E non parlo solo degli anarchici, ma di studenti, di centri sociali, di no tav, di liberi cittadini, di rappresentanti sindacali (talvolta bollati per comodità come anarchici) che finiscono manganellati, processati, incarcerati e con fogli di via dalla città con una durezza il più delle volte del tutto sproporzionata. Il clima repressivo e anti-democratico che si respira da anni in alcune piazze sta diventando una polveriera, sta alimentando rabbia e frustrazione, e tutto questo accade nel disinteresse generale”.
Uno dice: ma che sta succedendo di così grave a Torino? Il fatto è che hanno messo i sigilli al centro sociale Askatasuna impedendo loro di organizzare concerti. Eccolo qua l’attentato alla democrazia per il quale Lucarelli si straccia le vesti. Quei bravi ragazzi non possono fare panini e venderli fuori dalle regole. “Ci hanno sigillato i frigoriferi”, frignano. E c’era pure cibo scaduto ma che vuoi che sia. E Selvaggia annota le angherie subìte. Proprio lei che puntava l’indice contro i tassisti cattivoni che non usano il Pos. Ma quelli dei centri sociali sono eroi resistenti, vuoi mettere… “Alla fine – le raccontano – il concerto lo abbiamo fatto dal balcone del centro sociale”. Una storia encomiabile. Da commuoversi.
Quindi lei si fa portavoce di un appello al Pd: compagni svegliatevi, mica c’è solo Cospito. Questi chi li difende? “Non mi risulta – scrive – che qualcuno del Pd abbia commentato le foto patetiche della Digos davanti al bottino sequestrato, ovvero le casse dell’impianto audio”. Per non dire – continua – degli studenti che manifestano contro l’alternanza scuola-lavoro (tra i quali il figlio della stessa giornalista) duramente repressi dalla polizia (ma c’era Draghi e non Meloni al governo visto che i fatti risalgono a un anno fa). Comunque Lucarelli fa un bel mischione e conclude: “Il caso Cospito è il catalizzatore di una frustrazione lontana e radicata soffocata spesso con misure inique, che il Pd dovrebbe intercettare prima che lo faccia qualcun altro. Perché non vanno ignorati i digiuni, ma neppure la fame di chi lotta per il diritto di manifestare”.