Pronto soccorso intasato? Anziani “assolti”: la maggior parte degli accessi inutili riguarda i giovani
Uno studio su larga scala ha analizzato il fenomeno dei pronto soccorso intasati dal punto di vista dell’adeguatezza degli accessi, ovvero della reale necessità di rivolgersi al servizio. Ne emerge che gli anziani sono la fascia delle popolazione che maggiormente vi si reca per problematiche urgenti, mentre la percentuale cala man mano che cala l’età. Dunque, secondo la Società italiana geriatria ospedale territorio (Sigot) e la Società italiana di gerontologia e geriatria (Sigg), che hanno realizzato lo studio, non sono gli anziani a causare il sovraffollamento ingiustificato dei pronto soccorso, sebbene il numeri degli accessi aumenti con l’aumentare dell’età.
Lo studio basato su oltre 20 milioni di accessi al pronto soccorso: anziani “assolti”
Il lavoro è stato pubblicato su Geriatrics & Gerontology International e si basa sui dati Emur (Sistema informativo per l’emergenza e urgenza) del ministero della Salute. La ricerca ha preso in esame, come «anno esemplificativo» il 2015 e i suoi 20.400.071 accessi al pronto soccorso, corrispondenti a 335 ammissioni ogni mille abitanti. «I dati restano attuali, in virtù anche del numero elevato di pazienti considerati e dell’estensione a tutto il territorio nazionale», precisano gli autori dello studio, mirato a una più ampia comprensione delle necessità dei servizi di assistenza sanitaria dal punto di vista geriatrico.
Fra i giovani 9 casi su 10 di codici bianchi o verdi
Secondo i dati della ricerca gli accessi degli anziani in pronto soccorso «sono appropriati 4 volte più che nei giovani, passando dal 10,7% della fascia 40-44 anni al 36,8% e al 44,2% nelle fasce d’età più avanzate. Un aumento dell’appropriatezza che si riscontra anche nei ricoveri, maggiormente giustificati negli anziani». In particolare, l’appropriatezza è valutata in base ai diversi codici di gravità: bassa con codice bianco o verde, mentre il codice giallo indica una situazione di emergenza e quello rosso l’imminente pericolo di vita. «L’appropriatezza (codice giallo o rosso convalidato) delle visite in pronto soccorso – rilevano gli specialisti – aumenta progressivamente con l’età: è del 6,3% nella fascia di età 5-9 anni, del 10,7% nella fascia 40-44 anni, del 36,8% nella fascia 85-89 anni e arriva fino al 44,2% nella fascia 95-99 anni». All’analisi dei codici si aggiunge anche l’analisi dei ricovi, che conferma nuovamente la coerenza nella fascia di popolazione più anziana tra richiesta di assistenza e sua effettiva necessità, anche in relazione alla gravità della situazione. «Dallo studio si evince anche viene spiegato – che i ricoveri inappropriati, seguenti l’assegnazione di un codice bianco o verde, sono molto più frequenti tra i giovani adulti rispetto agli anziani».
Ma i numeri assoluti degli accessi crescono con l’età
In ogni caso, ha spiegato Filippo Luca Fimognari, coautore dello studio e direttore della Geriatria e del Dipartimento Medico dell’Azienda ospedaliera di Cosenza, «gli accessi crescono progressivamente con l’età: su mille abitanti con più di 90 anni si riscontrano 500 accessi all’anno, mentre scendono intorno ai 200-250 nelle classi d’età inferiori. Inoltre, lo studio smentisce la diffusa percezione secondo cui gli accessi inappropriati in pronto soccorso siano soprattutto di persone anziane: solo nel 10% dei casi si registrano ricoveri appropriati tra i giovani adulti, 4 volte in meno degli anziani». Sono stati poi Lorenzo Palleschi, presidente eletto Sigot, direttore della Geriatria e del Dipartimento Internistico dell’Azienda Ospedaliera S. Giovanni-Addolorata di Roma, e Andrea Ungar, presidente Sigg e professore ordinario di Geriatria, Università di Firenze, a sottolineare che «questo articolo fotografa ciò che succede nel pronto soccorso. È la prima volta che viene compiuta un’analisi del genere in Italia, con una numerosità così elevata. Dall’indagine si evince che un rafforzamento dell’assistenza territoriale, obiettivo comunque fondamentale per il Servizio sanitario nazionale, non può essere l’unico strumento per risolvere il problema del sovraffollamento del pronto soccorso. Tale fenomeno, invece, è legato all’invecchiamento della popolazione che spesso non è un invecchiamento in salute, anzi si accompagna a diverse comorbidità concomitanti».