Foibe, presentato il libro su Geppino Micheletti, il medico eroe della strage di Vergarolla
Sul “dottor Coraggio” Geppino Micheletti, il medico eroe che in un altro Paese sarebbe stato ricordato in romanzi e fiction tv, è uscito finalmente un libro, appena presentato in Consiglio regionale in Toscana.
Il 18 agosto 1946, nel drammatico quadro delle tensioni tra Italia e Jugoslavia di Tito e mentre si è già avviato l’esodo di migliaia di italiani dai territori giuliano dalmati, sulla spiaggia di Vergarolla, a Pola, un’esplosione di materiale bellico provocò la morte accertata di 65 persone.
L’ospedale cittadino divenne luogo di ricovero e assistenza per i tantissimi feriti. Nelle operazioni di soccorso, si distinse il dottor Giuseppe Micheletti, che operò in modo continuativo per quasi 48 ore, nonostante che nella strage fossero rimasti uccisi i suoi figli, Carlo e Renzo di 9 e 6 anni, suo fratello e la cognata. Queste particolari caratteristiche professionali e doti umane lo rendono un punto di riferimento perenne nella storia della medicina italiana e in particolare per tutti gli operatori della medicina e chirurgia dell’emergenza di oggi, tanto che nel 2017 alla memoria del dottor Micheletti è stata conferita la Medaglia d’oro al merito della sanità pubblica della Repubblica Italiana.
La storia i questo straordinario medico è raccontata nel volume ”Geppino Micheletti (1905 -1961) Vita, opere e riconoscimenti del medico eroe della strage di Vergarolla” di Duccio Vanni, che è stato presentato ieri, giovedì 16 febbraio, nella sala Gonfalone di palazzo del Pegaso a Firenze, sede del Consiglio regionale della Toscana. Secondo il vicepresidente del Consiglio regionale, Marco Casucci, si tratta di un libro ”che ha grande valore per mettere a fuoco eventi della storia di cui finora si è parlato poco e sono contento e soddisfatto che l’Ufficio di presidenza abbia voluto ospitarne la presentazione. Ci racconta la figura di un uomo, un medico, che nonostante il lutto subito nella strage si dedica per giorni a soccorrere i feriti”.
Guardando al contesto storico in cui operò Geppino Micheletti, il vicepresidente Casucci afferma: ”Sono fatti che meritano di essere ricordati. Abbiamo ancora nella testa e nel cuore le belle e forti parole spese in aula consiliare nel Giorno del Ricordo. Il ricordo di quei fatti merita di essere portato avanti in modo continuo e sostanziale, perché fa parte della nostra storia nazionale e la storia deve aiutarci a far sì che certe brutte pagine non si ripetano”
”La storia di Geppino Micheletti è una delle tante storie, eroiche e tragiche al tempo stesso, ambientata nell’Italia degli anni in cui si consuma l’orrore delle foibe e il dramma dell’esodo giuliano dalmata”, dice il consigliere segretario dell’Ufficio di presidenza Diego Petrucci. ”Allora si consumò un genocidio di cui furono vittima cittadini italiani che avevano la sola colpa di essere italiani. Ricordare quei fatti, come fa il Consiglio regionale su impulso del vicepresidente Casucci, è un’iniziativa assolutamente importante e non scontata, perché per tanti anni all’interno delle Istituzioni, così come nei libri di storia, non c’è stato spazio per ricordare queste tragedie”.
”Questo è un tentativo di ricostruire una biografia a tutto tondo di Geppino Micheletti”, spiega lo storico fiorentino Duccio Vanni ricordando che Micheletti fu ”non solo valente, versatile e pluridecorato chirurgo, ma anche uomo con interessi di tipo storico-politico-letterario”. Egli fu costretto ad affrontare alcune delle più drammatiche vicende che caratterizzarono la storia d’Italia dalla fine degli anni ’30 al secondo dopoguerra. Nonostante i gravissimi lutti familiari e le traversie professionali di vario genere, Micheletti seppe costantemente dimostrare una abnegazione ed etica professionale di qualità molto elevata e non comune, tra cui, come ricordato, l’assistenza ai feriti della strage di Vergarolla del 18 agosto 1946 presso Pola.
La strage di Vergarolla, causata dall’esplosione di materiale bellico, è una delle grandi tragedie che nel secondo dopoguerra hanno reso ancora più drammatica la storia degli italiani che vivevano nei territori giuliano dalmati già interessati dal fenomeno dell’esodo. In quel periodo, l’Istria era rivendicata dalla Jugoslavia di Tito, che l’aveva occupata fin dal maggio 1945. Pola invece era amministrata, a nome e per conto degli alleati, dalle truppe britanniche ed era quindi l’unica parte dell’Istria al di fuori del controllo jugoslavo. In molti parlarono di un attentato, sebbene mai rivendicato, perpetrato nell’ottica dell’annessione di Pola alla Jugoslavia. Tuttavia, le responsabilità dell’esplosione, la dinamica e perfino il numero delle vittime sono tuttora fonte di accesi dibattiti. L’inchiesta delle autorità inglesi stabilì che “gli ordigni furono deliberatamente fatti esplodere da persona o persone sconosciute”. Alla presentazione è intervenuto anche Claudio Bronzin, dell’Associazione Venezia Giulia e Dalmazia, e l’editore del volume, Stefano Rolle.