Giuseppe Conte batte cassa con gli ex M5S: «Ci dovete dare i soldi con gli interessi»

21 Gen 2023 13:23 - di Sveva Ferri
giuseppe conte

Si riaccende la guerra dei soldi tra M5S ed ex, con la promessa reciproca di andare in tribunale. Al rientro dalle vacanze natalizie, infatti, Giuseppe Conte ha inviato ai parlamentari che hanno lasciato il partito una raccomandata con oggetto «Regolarizzazione posizione contributiva. Intimazione ad adempiere e costituzione in mora», firmata insieme al tesoriere Claudio Cominardi. La lettera chiede ai fuoriusciti di pagare i contributi non versati al partito e al fondo restituzioni e avverte che senza un riscontro entro 15 giorni «saremo costretti ad adire alle vie legali».

Giuseppe Conte scrive agli ex M5S: «Dateci i soldi con gli interessi»

La raccomandata, di cui ha dato conto Repubblica, è dunque solo l’ennesimo capitolo dell’ormai annosa questione dei versamenti interni, iniziata già prima della scissione, quando poi è tornata ad acuirsi con nuove modalità e nuove acredini: sul tema negli anni nel M5S si sono consumate liti, minacce di espulsione e, soprattutto, pubbliche figuracce, tra aggiustamenti del vertice e rifiuti di contribuire dei singoli. Conte ora chiede agli ex, per lo più confluiti in Impegno civico di Luigi Di Maio, di versare, di fatto immediatamente, tutti gli arretrati che assommano tanto i 2mila euro al mese delle restituzioni quanto i mille per «il mantenimento delle piattaforme tecnologiche, scudo della rete, comunicazione e altre spese generali», i cosiddetti servizi forniti dal partito.

La replica: «Dovrebbero essere erogazioni liberali, altrimenti è estorsione di partito»

A ciascuno dei destinatari della lettera Cominardi ha anche mandato il conteggio personalizzato, che è facile intuire ammonti a diverse migliaia di euro, corredato dall’Iban dell’associazione M5S su cui fare il tempestivo versamento, che deve prevedere «oltre al capitale, anche gli interessi moratori, calcolati al tasso legale, dal giorno della mora al soddisfo». A voler ricorrere alle carte bollate, però, potrebbero essere gli stessi destinatari dell’ingiunzione di pagamento. «Mi chiedono dei soldi per una piattaforma che non ho richiesto, che non mi è mai servita e che aveva un contratto con l’associazione M5S. Se questa è la scusa per avere fondi per il partito, allora si dovrebbe trattare di erogazioni liberali, che già dal nome sono tali, quindi non obbligatorie», ha detto uno di loro a Repubblica, aggiungendo che «altrimenti si chiama estorsione di partito».

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