M5S, Conte vuole il Tfr di Di Maio e degli altri scissionisti. La replica: «Sei un leader abusivo»

9 Dic 2022 9:22 - di Marzio Dalla Casta
Conte

Restituzioni, rimborsi, scontrini. Il M5S torna là dove è nato, ma non più contro la “casta” di un tempo bensì contro gli ex che mesi fa abbandonarono la precaria (così credevano) imbarcazione di Giuseppe Conte per trasbordare sulla scialuppa allestita da Luigi Di Maio. Mal gliene incolse. Mentre infatti la scialuppa di Giggino s’infrangeva contro gli scogli della volontà popolare, il veliero dell’ex-premier, seppur alleggerito (e di molto) in termini di ciurma, riprendeva la sua rotta. E siamo all’oggi con Conte che chiede ai 61 scissionisti di restituire ben 30 dei 45mila euro intascati a mo’ di Tfr da ciascuno di loro. Sono i soldi dell’assegno di solidarietà, una sorta di buonuscita spettante a ciascun parlamentare alla fine di una legislatura. In totale ammontano 1,8 milioni.

La replica: «Conte è un leader abusivo»

La pretesa di Conte non è campata in aria, ma poggia su un solido “nero su bianco” letto e sottoscritto da tutti coloro che per candidarsi nel MoVimento ne accettarono senza fiatare le regole d’ingaggio. Morale: chi non si mette in regola, si espone al rischio di un’azione di recupero da parte del M5S. La levata di scudi è stata immediata: «Conte è un leader potenzialmente abusivo e la sua gestione è opaca», ha obiettato l’ex-vicecapogruppo Vincenzo Presutto. Il tetto dei 30mila, tuttavia, non è uguale per tutti. Gli ex rimasti fedeli a Giuseppi sono tenuti  a versare solo 9mila euro. Parliamo dei Fico, dei Crimi e delle Taverne. I quali molto probabilmente intascheranno anche lauti gettoni di presenza come docenti (capirai) della scuola politica di cui presto si doteranno i grillini. È il motivo per cui servono i soldi, e molti.

I diversamente casta

Dismesso il vecchio saio digitale, il M5S ha preso casa nella centralissima piazza di Campo Marzio, dove paga circa 12mila euro mensili. Poi c’è da onorare il contratto con Beppe Grillo (300mila euro annui) e, infine, ci sono le spese varie ed eventuali cui fare fronte quotidianamente. Ecco allora la bussata agli scissionisti, compreso Di Maio. Che, appena appresa la notizia, ha fatto sapere di «non aver ancora ricevuto alcuna somma relativa al mio Tfr, quando questo avverrà farò sapere come aiuterò la collettività». Nel frattempo incrocia le dita agognando l’incarico (ben remunerato) di osservatore dell’Ue per i Paesi del Golfo Persico. Ma la (contestata) bussata a denari di Conte non riguarda solo gli ex. Anche gli eletti dovranno contribuire: 2500 euro al mese. Ma con una novità rispetto al passato: 2000 andranno infatti al MoVimento e solo 500 alla collettività. I “diversamente casta” nacquero così.

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