La carica delle Ong: in spregio a norme, divieti, ultimi trascorsi, 2 navi già in mare e 4 pronte a partire

1 Dic 2022 16:08 - di Martino Della Costa
Ong

Ong all’assalto. Due navi della flotta, la Geo Barents e la Humany 1, sono già in mare verso la Libia e fanno rotta sul Mediterraneo centrale per operazioni di ricerca e soccorso di migranti. Altri quattro vascelli sarebbero ai blocchi di partenza, pronti a dare manforte a chi li sta precedendo. E tutte completamente indifferenti al braccio di ferro con il Viminale delle scorse settimane. Della sorte dei migranti sbarcati in Francia, con noto disappunto delle autorità locali. E dell’Europa che, dopo i richiami italiani alla condivisione di una problematica annosa e di un crisi endemica – che ha trasformato l’emergenzialità del fenomeno in straordinarietà ininterrottamente ricorrente – ha quanto meno raccolto l’appello alla condivisione di una soluzione più equamente ripartita. Oltretutto, considerando che quasi tutte le navi della flotta “umanitaria” battono bandiere tedesche. Norvegesi. O comunque riferite ad associazioni francesi e spagnole, il dato a questo punto non è più trascurabile.

Le navi Ong pronte all’assalto: 2 sono già in mare

Ma tant’è. La Geo Barents ha ripreso la navigazione in direzione del Mediterraneo centrale pronta a unirsi a largo di Malta alla Humanity 1. Altre quattro navi stanno per partire. E tutto, ad appena un mese di distanza dall’ultima missione che ha lasciato una scia di polemiche e rivendicazioni di ampia portata. Questioni ancora in agenda. E allora, come riferisce nel dettaglio un informato servizio in apertura del sito de Il Giornale, «la nave Humanity 1 ha lasciato il porto di Burriana, in Spagna, lo scorso 24 novembre: e ora naviga a sud di Malta. La Geo Barents, invece, ha lasciato Augusta nel tardo pomeriggio di ieri e si trova in queste ore al largo delle coste orientali. Sempre intorno all’isola di Malta. Nessuna delle due batte bandiera italiana. Ma sono rispettivamente navi identificate e riconosciute, rispettivamente, dalla Germania e dalla Norvegia».

La questione della bandiera che batte la nave e l’ultimo braccio di ferro col Viminale

Un discrimine, quello della bandiera sotto la quale la nave Ong naviga, di rilievo internazionale e che tra la fine di ottobre e i primi di novembre è diventato cruciale. Quando, nell’ultimo confronto tra le Ong e il governo, e con in testa il ministro dell’Interno Piantedosi, Roma ha chiarito urbi et orbi che il diritto marittimo internazionale sancisce a chiare lettere il principio secondo cui le navi debbano essere considerate un’estensione territoriale della bandiera battente in poppa. Ossia: la nave segue l’appartenenza territoriale e la legislatura del vessillo a cui fa capo. Un principio che, come ormai arcinoto, le Ong ignorano e scelgono di non applicare, pretendendo di sbarcare i migranti recuperati nel Mediterraneo, sempre e solo in Italia. Dunque, all’orizzonte è facile che si profilino nuove rivendicazioni e nuove schermaglie tra le Ong e i governi a cui si rivolgono, arbitrariamente, esigendo un porto di sbarco.

Altre 4 imbarcazioni delle Ong pronte a partire

E non solo perché, come riferisce sempre il sito del quotidiano diretto da Minzolini, « è previsto anche l’inizio dell’operazione in mare dell’unica nave Ong battente bandiera italiana, la Mare Jonio», ma anche in considerazione del fatto che, oltre alle già annunciate Geo Barents e Humanity 1, sta per partire anche la missione della Sea Watch 5. E con la Ocean Viking e la Rise Above che potrebbero tornare in mare a breve e che portano a 6 il numero delle navi ostinate a bussare ai nostri porti in esclusiva. Oltre che ad aumentare il carico di preoccupazione e proteste, che la sinistra buonista è sempre pronta a cavalcare e solerte a rilanciare.

 

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