L’ex-br Persichetti annienta Saviano: «Mi querelò e perse. In lui c’è un fanatismo profondo»

19 Nov 2022 18:10 - di Redazione
Persichetti

È stato querelato da Roberto Saviano nel 2010 ma la magistratura gli ha dato ragione. Come riporta l’Adnkronos, protagonista del caso l’ex brigatista Paolo Persichetti, all’epoca dei fatti giornalista per Liberazione, che, nonostante l’esito a lui favorevole nel contenzioso, ha patito «conseguenze pesanti a causa di questa vicenda». «Il magistrato di sorveglianza sospese per un periodo i permessi e successivamente la direzione si oppose alla concessione dell’affidamento in prova – ricorda, con amarezza – Ho fatto così altri due anni di semilibertà fino a quando la Cassazione mi ha dato ragione. Mio figlio ha dovuto attendere altri 24 mesi per avermi accanto a lui».

L’ex br Persichetti: Saviano? Si sente “il testimone della verità”

«Roberto Saviano ha sempre utilizzato la parola come uno strumento di potere mai come un esercizio di libertà – sottolinea l’ex br, oggi ricercatore storico – Lo dimostrano le tante querele da lui intraprese in passato contro persone che la pensavano diversamente da lui o ne criticavano le affermazioni». Saviano «ha sempre rivendicato per sé quello che nega agli altri», si sente «il testimone della verità», «l’incarnazione del vero» e «gli altri per forza di cosa sono altro dal vero e chi lo critica e non la pensa come lui un ostacolo alla verità».

Il racconto dell’ex br Persichetti

«C’è una intolleranza costitutiva nel modo di porsi, un fanatismo profondo», rincara la dose Persichetti, che ripercorre così gli eventi che lo hanno visto contrapporsi all’autore di Gomorra: «Nel gennaio del 2010 sono stato querelato da Roberto Saviano perché su Liberazione avevo scritto che i familiari di Peppino Impastato contestavano la veridicità di una telefonata da lui raccontata in un volume appena pubblicato, La parola contro la camorra. Secondo Saviano la madre di Impastato l’aveva chiamato per incoraggiarlo quando lui era ancora un aspirante scrittore del tutto sconosciuto, molti anni prima del successo di Gomorra e che gli fosse concessa la scorta di polizia. I familiari di Impastato obiettavano che la signora Felicietta non avesse telefono e che le chiamate a lei dirette passassero attraverso il figlio Giovanni o la nuora e che di questa telefonata non avevano mai saputo nulla».

«La querela non arrivò mai in giudizio»

«Saviano – sottolinea Persichetti, come riporta l’Adnkronos – avrebbe potuto rivendicare un diritto di replica, Liberazione glielo avrebbe senza dubbio concesso. La querelle era pubblica, c’era stato un comunicato stampa della famiglia. Molto attento a non entrare in polemica diretta con i familiari di Impastato e senza mai chiedere alcun diritto di replica, Saviano querelò me. Ero in semilibertà da appena due anni e facevo il giornalista nella redazione di Liberazione. La querela non arrivò mai in giudizio perché prima il pm e poi il gip, nel 2013, mi diedero ragione: avevo fatto correttamente il mio lavoro citando fonti attendibili. Fu uno smacco per lo scrittore che vide così incrinata la sua immagine di testimone della verità».

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *