Sara Kelany, radici egiziane, ali in Fdi: io candidata con Meloni. Ecco perché con lei ho trovato casa
Sara Kelany, l’esponente di Fratelli d’Italia con un corredo dirigenziale di prestigio, oltre che mamma di 3 figli e avvocato, è anche responsabile regionale del dipartimento enti locali del partito a guida Giorgia Meloni. Ma, soprattutto, è l’esempio di una integrazione familiare riuscita. Di un equilibrio tra rispetto della tradizione e progresso sociale che è maturato in lei. Figlia di madre italiana e di padre di origini egiziane, di cui, in un’interessante intervista a Il Giornale, rivela: «Sono molto orgogliosa». Perché, spiega: «Sono figlia di un egiziano immigrato in Italia alla fine degli anni 60, in Egitto ho i miei parenti, ho la cittadinanza egiziana». Ma – aggiunge anche – «sulla mensola del mio salotto il Corano è da sempre accanto alla Bibbia».
Sara Kelany, esempio di equilibrio sociale e impegno politico sul territorio
Testimone e portavoce di una politica di Fdi, attenta a valorizzare in primo luogo i territori, Sara Kelany – classe 1978, cresciuta a Sperlonga, in provincia di Latina, e oggi in corsa con Fratelli d’Italia per un seggio alla Camera – proprio sul territorio per cui si è sempre spesa a radicare il progetto del partito, avendo come faro le esigenze della comunità, la sua esperienza, oltre che dipartito, anche amministrativa, ha formato le sue convinzioni. Ha maturato la sua esperienza. Un bagaglio di consapevolezza e di pratica importantissimo, il suo, che oltre a costituire un valore aggiunto per la forza politica che rappresenta, dimostra sul campo la realizzazione concreta del concetto di comunità. Una comunità d’appartenenza a cui rispondere e di cui prendersi cura nel segno di un’appartenenza civica, morale, politica.
L’amore per la patria, qualunque essa sia
Tanto che, nell’intervista al quotidiano diretto da Minzolini, Sara Kelany rimarca come da suo padre egiziano ha imparato il valore dell’identità e nel partito guidato da Giorgia Meloni ha trovato una casa. Come evidenzia lei stessa asserendo «senza alcuna difficoltà: Fratelli d’Italia è un partito italiano e quindi lavora per il bene degli italiani. Ma a casa nostra l’amore per la patria, qualunque essa sia, è un valore centrale». ed è proprio su questo crinale che la Kelany argomenta nel merito sulla attendibilità ed efficacia della proposta del “blocco navale“. Spiegando tra le righe del discorso, perché la prima premier donna non può che essere di destra. Una scelta elaborata nel tempo, che l’esponente di Fdi motiva parlando a cuore aperto.
Sara Kelany: perché il blocco navale è “la risposta” giusta
E dicendo: «Non ho scelto il partito del blocco navale per candidarmi. Appartengo a questo mondo da sempre. Già al liceo coordinavo il movimento studentesco degli Antenati. Condivido tutto con questa comunità da quasi trent’anni. E posso dire che determinate posizioni, come quella del blocco navale, ho contribuito a elaborarle, essendo parte dell’ufficio studi del partito». Una proposta, quella del blocco navale, che Sara Kelany difende dalle polemiche scatenate da chi «non si è preso nemmeno la briga di leggere il programma». E che promuove spiegando anche molto semplicemente che: «È l’unica soluzione per impedire le morti in mare, per interrompere la tratta di uomini, il business agghiacciante dei trafficanti e per garantire sicurezza in Europa. Dobbiamo mettere in piedi una missione europea, come peraltro ce ne sono già state, per impedire che i barconi salpino, tutto questo in accordo con le autorità degli Stati di provenienza».
Migranti e traffico di esseri umani: «Le politiche migratorie del Pd miopi e fuorviate dall’ideologia»
Una soluzione performante, quella che Fdi ha individuato. E che la Kelany rilancia, anche a fronte di «politiche migratorie del Pd miopi e fuorviate dall’ideologia». Aggiungendo a stretto giro: «È evidente che l’Italia e l’Europa non possano reggere una pressione migratoria che si sta facendo di anno in anno sempre più gravosa. Tanto che l’Europa ci chiede di essere più rigorosi nel controllo delle frontiere. L’accoglienza deve poter garantire un futuro a chi arriva in Italia. E in questo modo, invece, non accade». Oltretutto, la soluzione che Fratelli d’Italia propone è una risposta al problema che – sottolinea la Kelany al Giornale – «parte dal rispetto». Dalla «valorizzazione delle identità, dei modelli culturali di riferimento».
Sara Kelany: «Quello di Fdi è un modello di integrazione vincente»
Una risoluzione calzante, sottolinea anche, concludendo sul punto: «Vede, mio padre, musulmano, non ha mai avuto bisogno di nascondere ai miei occhi un crocifisso e, sulla mensola del mio salotto, il Corano è da sempre accanto alla Bibbia. Rispetto reciproco e riconoscimento dei rispettivi valori di riferimento, uniti alla volontà di arricchire la nazione in cui si è trovata accoglienza, sono alla base di un modello di integrazione vincente». Così come vincente è il concetto di pari opportunità, nella vita e nella professione. «La nostra idea di pari opportunità – spiega infatti l’esponenti Fdi al Giornale – è molto distante da quella di chi predilige declinare al femminile cariche o titoli. Le opportunità si garantiscono se vengono rimossi gli ostacoli in partenza. Se si riconosce che uomo e donna sono differenti. Ed hanno differenti necessità. E se si consente di essere madri, senza dover rinunciare al proprio lavoro».
E sulle quote rosa: «Il punto resta sempre lo stesso: il merito»
In sostanza, conclude sul punto l’intervistata: «Se si garantisce il merito, se si definiscono in modo chiaro i diritti, come ad esempio quello ad avere uguali stipendi a parità di mansioni». «Il punto resta sempre lo stesso: il merito. Non servono le “avvocate”», replica puntuale tra le righe Sara Kelany, rispondendo alle polemiche delle donne sinistra e alle femministe pronte a scattare ad orologeria… e a proposito di accuse mosse alla bisogna e polemiche innescate quando le cose volgono al peggio, alle ripetute recriminazione della sinistra su nostalgie fasciste e autoritarismi d’antan mosse a Fratelli d’Italia, la Kelany replica lapidaria e inoppugnabilmente: «C’è davvero bisogno di rispondere? Sono accuse deliranti ed antistoriche, totalmente fuori dal tempo e dalla realtà, che tradiscono la debolezza del pensiero di chi le muove».