Crisi idrica, la Meloni attacca il governo e chiede più risorse, tecnologie e uso dell’acqua di mare
In una lettera al Corriere della Sera la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, analizza il tema della crisi idrica e della siccità che sta mettendo in ginocchio le produzioni industriali e agricole e fra poco – sottolinea – anche il semplice uso domestico dell’acqua. Le sue riflessioni si intrecciano ad alcune proposte che guardano ad altri Paesi, come Israele, che hanno affrontato e da tempo in gran parte risolto i problemi di approvvigionamento dell’acqua, sia con misure tecnologicamente avanzate sia valorizzando il patrimonio idrico derivante dal mare, dopo adeguati trattamenti. Non mancano le accuse alla classe politica italiana per essersi fatta trovare impreparata sul tema dei cambiamenti climatici e sulle infrastrutture necessarie.
Crisi idrica, le colpe del governo per la Meloni
“Ci sono gravi responsabilità in questo senso da parte dell’attuale governo, insieme a quelli che si sono succeduti negli ultimi anni, che non hanno prestato ascolto non solo agli allarmi provenienti da diverse parti, ma anche a uno studio, dello scorso marzo, della Commissione Europea, riguardante la Pianura Padana. Quello che oggi viviamo è conseguenza di inadempienze ben precise, figlie di interventi non fatti, che sicuramente avrebbero reso la situazione di oggi un po’ meno drammatica, a voler esser buoni.Chiamiamo i problemi per nome: la distribuzione italiana fa «acqua da tutte le parti» con un tasso di perdita di circa il 40 per cento, sia per l’uso potabile che per quello irriguo. È fondamentale, quindi, che nelle prossime settimane il governo passi dalle parole ai fatti per sbloccare rapidamente le risorse economiche…”.
Siccità, la necessità di puntare sulle nuove tecnologie
Il ragionamento di Giorgia Meloni si sposta poi sugli aspetti più tecnici con la necessità di migliorare la rete di distribuzione, attraverso un «piano invasi» a livello territoriale, così come occorre investire sull’evoluzione tecnologica del doppio invaso e del pompaggio idroelettrico in modo da ottimizzare l’uso della risorsa idrica per produrre energia, spiega.
“Ma c’è anche un’altra tecnologia che ha fatto passi da gigante negli ultimi anni e che dovrebbe essere maggiormente sviluppata in Italia: la desalinizzazione del mare, anche per produrre acqua potabile. Il riscaldamento globale, le caratteristiche morfologiche della nostra penisola e le buone prassi osservate in tante nazioni ci impongono di puntare forte su questa tecnologia. Purtroppo il governo sembra di tutt’ altro avviso. Nella cosiddetta ‘legge salva mare»’, ha persino posto una serie di ostacoli burocratici che rendono ancora più lungo e tortuoso l’iter autorizzativo per i dissalatori. Un autogoal senza alcuna ragione ambientalista, né logica di sviluppo. Oggi abbiamo bisogno di far partire tutto e velocemente e di operare vere semplificazioni normative e burocratiche”, scrive ancora la leader di FdI.
Il tema degli sprechi dell’acqua
C’è spazio anche per le critiche agli ambientalisti integralisti che pensano di poter risolvere il problema della crisi idrica rinunciando alla doccia o nel non tirare lo sciacquone del bagno. “E senza la guerra all’agricoltura invocata dai soliti ambientalisti che vorrebbero farci nutrire di insetti e carne sintetica. Si può combinare efficacemente il risparmio dell’acqua e la protezione dell’ambiente con la produzione agricola, grazie alla cosiddetta agricoltura di precisione. Un’innovazione tecnologica preziosa che non può essere imposta per legge, né ridursi a un lusso per pochi, piuttosto deve essere favorita dallo Stato italiano e dall’Unione Europea, in modo da rendere sostenibili gli sforzi economici delle aziende agricole che scelgono di farvi ricorso”.