M5S, il sondaggio post scissione sentenzia la pena capitale: per 6 italiani su 10 “sparirà”

24 Giu 2022 13:14 - di Lara Rastellino
sondaggio M5S

Di Maio ha sparigliato le carte sul tavolo del governo. E la partita del M5S sembra votata alla sconfitta politica. Anzi, di più: stando al sondaggio Euromedia Research di Alessandra Ghisleri sulle rilevazioni settimanali relativo alle intenzioni di voto, i pentastellati scendono all’11%. Fratelli d’Italia si conferma primo partito, con oltre il 22%, seguito da Pd e Lega sotto il 15%. Numeri di un report che fotografa la realtà del momento (e di cui dà conto in un ampio servizio La Stampa). E che raccontano da che parte stanno gli elettori e che, nel caso di quest’ultima rilevazione, si soffermano sul caso M5S post-scissione, con la neonata creatura di Giggino sorvegliata speciale. E il verdetto, desunto con i criteri dell’attendibilità della matematica percentuale, non lascia scampo ai grillini della prima ora: secondo la maggioranza degli italiani, lo strappo tra Di Maio e Conte è il colpo di grazia per il Movimento.

M5S, il sondaggio: per 6 italiani su 10 il partito di Conte e Grillo sparirà

La rottura tra il ministro ex grillino e il leader 5S ha sottratto 51 Onorevoli ai già depauperati ranghi pentastellati, decimati da fughe tempestivi, esodi di gruppo e abbandoni repentini. Allora, scrive il quotidiano di Torino, al momento «il primo partito rappresentato alla Camera è la Lega di Matteo Salvini con 132 Deputati. Mentre il Movimento 5 Stelle passa da 227 deputati eletti nel 2018 ai 105 rilevati oggi». Ma, soprattutto, tra sottrazioni e divisioni, cambiando l’ordine dei fattoi il prodotto non cambia. Ossia, come scrive sempre La Stampa, «la separazione di Luigi Di Maio dalla formazione grillina per il 63.1% dei cittadini italiani rappresenta il colpo di grazia per il Movimento che, dopo molte defezioni, rischia di diventare ininfluente o scomparire. Sulla stessa linea troviamo il 65.8% degli elettori di Alternativa che si erano distaccati e separati dal Movimento il 23 febbraio 2021 e dal 71.6% degli elettori di Italexit, la nuova formazione di Gianluigi Paragone (eletto anche lui nel 2018 tra i senatori dei 5Stelle)».

M5S, il sondaggio sentenzia la sconfitta della politica del “vaffa”

Insomma, la politica del vaffa e l’inconsistenza delle teorie sull’antipolitica sono definitivamente franate. E la scissione testimonierebbe solo l’ultimo scossone: quello fatale. Con una sentenza degli elettori che, se non lascia margini di speranza al Movimento, altrettanto non si dimostra tenero nel giudizio su Di Maio. Un verdetto che non fa sconti e che, per il 41,3% degli italiani interpellati per l’indagine, dietro la spaccatura ci sarebbe la volontà degli scissionisti di sfuggire alla tagliola della regola grillina sul doppio mandato e di proseguire la loro esperienza politica cambiando solo poltrona e banchi. Sarà per questo che, ad oggi, sottolinea La Stampa, la fetta di elettori interessati alla nuova formazione di Di Maio oscilla tra 2.5% e il 3.0%. Numeri poco confortanti che vanno confrontati con il dato delle intenzioni di voto rilevate “a caldo”, post scissione, che danno la neonata formazione all’1.0%. Proiezioni che vanno tuttavia aggiornate per un esito definitivo con almeno 3 rilevazioni consecutive registrate nell’arco dei prossimi 30 giorni.

M5S, uno strappo al quadrato: tra big e elettori

Insomma, lo strappo che ha lacerato il M5S è al quadrato: non coinvolge solo i big del Movimento che fu, ma travolge gli elettori. Quella percentuale che era rimasta dopo le recriminazioni interminabili e le disaffezioni insanabili, che l’esito delle urne hanno stigmatizzato con il noto flop. Una bocciatura, primo indizio della disintegrazione in atto e della sparizione imminente. Per questo, i dati del sondaggio fotografano anche il caos che al momento dilania l’elettorato 5S. Che dietro i numeri che sanciscono la debacle adombrano il grosso interrogativo che si impone agli attivisti post-rottura. Cosa fare? Anche in questo caso il sondaggio sottolinea in rosso una spaccatura: tra i governisti (37,2%) e gli oppositori (34,3%) con un buon 28.5% che non sa da che parte stare. Così come denota l’ennesimo frazionamento l’indecisione sulla linea futura che il partito a guida Conte dovrebbe adottare: con il 35,7% che vorrebbe un partito più moderato. Mentre il 44,3% no. Insomma, naufragio in vista. Con i naufraghi che non sanno che pesci prendere…

 

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