Di Maio se ne va con 60 parlamentari: “Basta ipocrisie, il M5S è il vecchio. Noi siamo con Draghi”

21 Giu 2022 22:05 - di Adele Sirocchi
Di Maio

Oltre 60 parlamentari hanno lasciato il Movimento 5 Stelle per iscriversi al nuovo gruppo di Luigi Di Maio. Di questi, sarebbero 11 gli eletti al Senato e ben 51 quelli pronti a lasciare il M5S alla Camera. Una scissione che Luigi Di Maio in una conferenza stampa a tarda sera ha definito “dolorosa” ma dettata da senso di responsabilità.

I parlamentari scissionisti lo hanno atteso all’Hotel Bernini Bristol di Roma e lo hanno accolto con fragorosi applausi: da Sergio Battelli a Laura Castelli, da Primo Di Nicola a Carla Ruocco, passando per Francesco D’Uva, Simone Valente, Daniele Del Grosso, Simona Nocerino, Vincenzo Presutto e tanti altri.

“Oggi al Senato – ha esordito Di Maio – c’è stato un voto chiaro e netto che rafforza il governo Draghi”. Sull’Ucraina – ha aggiunto – c’è stato uno “scontro per fini mediatici”. Il voto dell’aula del Senato “ribadisce l’appartenenza alla famiglia euroatlantica”.  “Non potevamo continuare a mostrare incertezze – ha detto ancora il ministro degli Esteri – dovevamo scegliere. Nei giorni scorsi si è acceso un dibattito nato dall’esigenza di fare chiarezza sulle posizioni espresse dai dirigenti del M5S. L’Italia – ha continuato attaccando direttamente Giuseppe Conte – non può permettersi indecisioni nel sostegno a chi sostiene la libertà e i valori contrapposti a quelli di Putin. Basta ambiguità. Sono questioni che possono sembrare lontane ma che ci riguardano da vicino. L’Ucraina – ha aggiunto – ha difeso l’Europa con coraggio e sacrificio”.

Di Maio ha chiarito che la prima forza politica in Parlamento “ha messo in discussione il lavoro del premier e del ministro degli Esteri solo per provare a recuperare qualche punto percentuale, senza neanche riuscirci”. Quindi ha continuato ad infierire sulle scelte di Conte:  “Picconare la stabilità di governo per la propria crisi di consenso è da irresponsabili. La guerra è atroce e non è uno show mediatico.  C’è stata una escalation contro alcuni di noi con attacchi quotidiani personali a mezzo stampa”. Al contrario “in questi mesi la prima forza in Parlamento aveva il dovere di sostener il lavoro del governo”. Per questo – ha detto Di Maio –  “abbiamo scelto di fare un’operazione verità. Lasciatemi dire che quando si ricevono gli endorsement degli aggressori dell’Ucraina non si risponde col silenzio ma con l’indignazione, perché non possiamo stare dalla parte sbagliata della storia. E’ finita l’era dell’ipocrisia. Il M5S ha scelto un percorso di chiusura che guarda al passato. Non siamo riusciti a cambiare. Siamo ancorati a vecchi modelli, era necessario parlarsi e saper ascoltare. Tutto questo non è stato possibile. In questi giorni alcuni di noi sono stati messi di fronte a un bivio: scegliere tra la posizione del partito e la credibilità dell’Italia. Ho sempre tenuto a mente di avere giurato sulla Costituzione”. Quindi non ha mai avuto dubbio su come schierarsi.

Di qui l’addio al M5S “che ringrazio per tutto quello che ha fatto per me e che ho cercato di ricambiare dando il massimo. Lasciamo il M5S che da domani non sarà più la prima forza politica in Parlamento“. Da oggi – ha concluso – “inizia un nuovo percorso insieme a persone che hanno scelto di guardare al futuro. La parola al centro del nuovo progetto per il paese deve essere verità. Bisogna dire agli italiani la verità,  cosa si può fare e cosa non si può fare. Non ci sarà spazio per l’odio, per populismi, sovranismi, estremismi. Ci mettiamo in cammino e i nostri primi interlocutori saranno i nostri sindaci. Sono stato definito draghiano – ha detto Di Maio nelle ultime battute facendo intendere che abbraccia la prospettiva di un partito di Draghi – e credo che l’operato di Draghi debba essere motivo di orgoglio e noi per questo lo sosterremo con impegno“.

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  • federico barbarossa 22 Giugno 2022

    Trovato il modo di essere ricandidati per la terza volta. Buffone