Al liceo non si va in… costume, scendono  in campo i presidi: «No all’abbigliamento balneare»

5 Giu 2022 10:59 - di Fulvio Carro
liceo

«La dirigente del liceo Fogazzaro di Vicenza ha detto agli studenti che serve un abbigliamento adeguato al luogo che si frequenta. Ha ragione, ritengo che al mare si vada vestiti in un modo, in discoteca in un altro. Ma a scuola bisogna indossare un abbigliamento rispettoso dell’istituzione pubblica e degli stessi ragazzi. È sbagliato – sarà anche un fatto di cultura probabilmente non adeguata – confondere questi luoghi». Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi (Anp), parla all’Adnkronos.

La protesta al liceo e le assurde accuse alla dirigente

Ritiene “corretta” la posizione della preside del liceo Fogazzaro di Vicenza contro la quale, davanti alla sede dell’istituto, hanno manifestato gli studenti. Che hanno riteuto offensive le sue dichiarazioni nei confronti di alcune alunne criticate per un abbigliamento non adatto a stare in classe. La preside è stata accusata dagli studenti di «commenti di stampo sessista e grassofobico» mentre muoveva rilievi sull’abbigliamento di alcune studentesse.

Giannelli: «I problemi della scuola sono altri…»

«Non so, questo fatto verrà eventualmente appurato dall’ufficio scolastico», aggiunge Giannelli. Non entra nel merito della notizia appresa da organi di informazioni. «Stiamo dando troppa importanza a una tematica che oggettivamente non ne ha e non dovrebbe averne», aveva premesso Giannelli. «I problemi della scuola sono ben altri, a partire dall’inadeguato finanziamento del 3,5% del Pil. Invece, ci ritroviamo quotidianamente a discutere di temi che hanno a che fare più con fatti di costume che altro».

Le parole della preside del Liceo Fogazzaro

In un’intervista al Corriere della Sera, l’amarezza della preside del liceo Fogazzaro di Vicenza. «Sono sfiduciata e demoralizzata», ha detto. «Credo di dover andare in pensione. mi sento vecchia, lontana da questo tipo di mentalità». Lontana, cioè, «da chi vive attaccato al telefonino a guardare le influencer che sono sempre più svestite. Mi sforzo di capire l’atteggiamento dei ragazzi ma non ci riesco. Si avvicinano all’età adulta e non hanno neppure avuto il coraggio di venire da me per provare a trovare una soluzione, prima di scatenare questo putiferio. Sono sconcertata da loro e dal fango che mi hanno riversato addosso».

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