M5S, cartellino rosso al filo-russo Petrocelli: lui inchiodato alla poltrona. Urso: ci sono i precedenti per espellerlo

26 Apr 2022 15:41 - di Chiara Volpi
Petrocelli

Il nodo Petrocelli torna al pettine. E ingarbuglia appuntamenti istituzionali e situazione interna del M5S che, non a caso, ha appena sconvocato la riunione comune delle Commissioni Esteri e Difesa del Senato. Un appuntamento in calendario per oggi alle 14.30. Sui lavori della seconda Commissione del Senato pesa infatti lo stallo sul presidente, Vito Petrocelli. Per il quale tutti i gruppi chiedono a viva voce le dimissioni dopo che il grillino ha esplicitamente assunto posizioni filo-russe. Una ubicazione a dir poco discussa, quella del pentastellato pro-Putin, e per il quale lo stesso Giuseppe Conte, ha annunciato l’espulsione dal movimento, dopo il suo tweet del 25 aprile, con la provocazione della “z” di ‘LiberaZione’, scritta in maiuscolo. Un caso, quello di Pterocelli che bolle ormai in pentola da settimane, su cui è intervenuto anche il capogruppo di Fdi nella Commissione Esteri del Senato, Adolfo Urso. Che a riguardo ha esaustivamente dichiarato: «Ci sono i precedenti per dimissionarlo».

Petrocelli, il M5S si spacca anche sulle sua espulsione…

Come da copione, anche in questo caso il Movimento si spacca. Tra innocentisti alla Mauro Coltorti, per il quale Petrocelli non dovrebbe dimettersi dalla presidenza della Commissione Esteri del Senato. Sostenendo (in netta minoranza anche rispetto ai suoi) che «finora ha svolto il suo ruolo egregiamente, con dignità e onore. Quindi deve continuare a fare il presidente. Deve andare avanti». Mentre altri, sulla scia del il deputato grillino Gabriele Lorenzoni, ribadiscono al contrario che: «L’espulsione di Vito Petrocelli dal M5S era già prevista, già nelle cose. La procedura già avviata e in corso. E bisognava farla. L’espulsione è legata al suo voto contro la fiducia». Specificando pertanto che «il tweet non ha fatto la differenza. Anzi, credo che forse sia stato un tweet provocatorio che Petrocelli ha postato per accelerare i tempi» del cartellino rosso, calato da Giuseppe Conte ieri.

Urso (Fdi): «Esistono i precedenti per dimissionare Petrocelli»

Una vexata quaestio, quella dell’esponente grillino, su cui oggi – come anticipato – è intervenuto anche il capogruppo di Fdi nella Commissione Esteri del Senato, Adolfo Urso. Dichiarando: «Petrocelli, presidente della commissione Esteri del Senato, va dimissionato. Esistono, infatti, diversi precedenti che consentono al presidente del Senato di sciogliere la Commissione per “evidente inoperatività». E li cita: «Lo fece l’allora presidente della Camera Sandro Pertini, quando nel 1974 revocò la Giunta per le elezioni proprio per la sua “inoperatività”. E anche il 7 marzo del 1980, a seguito delle dimissioni dei suoi membri, la Commissione di inchiesta sulla strage di via Fani e l’assassinio di Aldo Moro fu sciolta dai presidenti di Camera e Senato Nilde Jotti e Amintore Fanfani per un caso simile a quello di Petrocelli che riguardava un componente la Commissione.

Ecco cosa giustifica la piena fattibilità di dimissionarlo

«Infine prosegue Urso – nel 2009 i presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani, sciolsero la Commissione di vigilanza Rai per consentire alle forze di opposizione di eleggere un presidente da loro indicato al posto di Riccardo Villari, il quale non intendeva dimettersi. Insomma, ci sono diversi precedenti che confermano la piena fattibilità di dimissionare Petrocelli». «Quindi – incalza Urso – proporrò agli altri capigruppo di chiedere al presidente Casellati di procedere, come hanno fatto i presidenti Pertini, Fanfani, Jotti, Fini e Schifani, per salvaguardare l’attività e la dignità delle Istituzioni democratiche. Petrocelli con il suo comportamento vuole, appunto, sbeffeggiare le Istituzioni democratiche perché anche questo fa parte della strategia dei sistemi autoritari, che lui più volte ha esaltato nel corso della sua presidenza. Che lo faccia condividendo persino l’azione di sterminio della Russia in Ucraina è davvero vergognoso. Non possiamo consentirlo. Si agisca subito», ha concluso Urso acclarando la sua posizione sulla questione.

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