Le mogli dei combattenti di Azov in tv. Dietro l’operazione c’è l’ex agente delle Pussy Riot
Si chiamano Yulia, Katerina, Olga, Hanna. Sono le mogli dei difensori dell’acciaieria Azovstal, roccaforte della resistenza ucraina a Mariupol. Negli ultimi giorni sono apparse anche nelle tv italiane, lanciando appelli per la salvezza dei loro compagni. E soprattutto negando che siano nazisti.
“Non è vero che sono nazisti, sono nazionalisti ucraini – si infervora Katerina Prokopenko, 27 anni, moglie di Denis Prokopenko, colonnello e comandante del battaglione Azov che sta combattendo a Mariupol , decorato da Zelensky come eroe dell’Ucraina – sono orgogliosa di lui che sta difendendo l’Ucraina e i diritti di tutti noi. I russi odiano gli Azov, perché li temono. Per questo li diffamano. Mio marito è un nazionalista ma certo non è nazista. Nel reggimento ci sono anche ebrei, tartari della Crimea, azeri. Il nazista è semmai Putin con la repressione dell’opposizione in Russia, le sue ripetute guerre di aggressione, con i bombardamenti sulle città, le stragi dei civili. Il genocidio del popolo ucraino”.
Francesco Borgonovo oggi su La Verità oggi rivela chi c’è dietro quest’operazione mediatica che porta sotto i riflettori le donne dei miliziani di Azov. “Si tratta – scrive Borgonovo – di Petya Verzilov, 34 anni, attivista russo-canadese. Costui è noto per essere l’ex marito di Nadezhda Tolokonnikova, battagliera componente delle Pussy Riot. Nadezhda nel 2012 è stata condannata a due anni di reclusione per teppismo e odio religioso dopo una esibizione provocatoria nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, salvo poi essere amnistiata nel 2013. L’ex marito Petya ha operato come portavoce informale delle Pussy Riot e alcuni anni fa ha denunciato di essere stato vittima di un avvelenamento (ovviamente da parte dei putiniani), anche se sulla faccenda non è mai stata fatta chiarezza fino in fondo”.