Addio a William Hurt, divo riservato e attore da Oscar che Hollywood ha dimenticato troppo presto

14 Mar 2022 9:19 - di Priscilla Del Ninno
William Hurt

Se ne è andato in punta di piedi, William Hurt: l’attore, 71enne, si è spento nella sua casa, «serenamente in famiglia, per cause naturali», ha annunciato uno dei suoi figli. Appena una settimana prima del suo prossimo compleanno. Talento poliedrico, uomo schivo e riservato. Divo timido e interprete dalle doti straordinariamente poliedriche, l’attore premio Oscar per Il bacio della donna ragno nel 1986 di Hector Babenco, ha ricevuto una nuova candidatura alla statuetta nel 1987 per Figli di un dio minore di Randa Haines. E ancora, per il terzo anno consecutivo, nel 1988 grazie al film Dentro la notizia di James L. Brooks. Infine, ancora una nomination nel 2006 per A History of violence di David Cronenberg. Collezionando ben quattro prenotazioni per la conquista della mitica statuetta degli Academy Awards. E, dal grande al piccolo schermo, era stato candidato anche ai Tony Award nel 1985 per Hurlyburly e due volte agli Emmy: nel 2009 per la serie Damages. E nel 2011 per il film tv Too Big to Fail-Il crollo dei giganti.

È morto William Hurt: divo timido e uomo tormentato

Personalità eclettica e professionalità indiscussa, con le sue interpretazioni raffinate e coinvolgenti, William Hurt ha convinto il pubblico e incuriosito la critica, accarezzando il sogno di premi e riconoscimenti prestigiosi grazie a scelte oculate dei copioni da affrontare ed a una indubbia capacità di introspezione che ha sempre accompagnato l’uomo e contraddistinto l’attore. Due mondi, quello privato e quello professionale, profondamente condizionati da trascorsi di vita particolarmente duri: un’infanzia segnata dal divorzio dei genitori. Un’adolescenza bruscamente toccata dalla prematura morte della madre, sfociate in una vita matrimoniale turbolenta e in una vita professionale turbata da abusi fisici, fino all’uso di droga. Un dolore e lunghi momenti di crisi e di maturazione difficile, che non hanno comunque impedito all’attore, nato a Washington nel 1950, di irrompere sulla scena e di portare avanti una carriera folgorante, baciata dal successo fin dalla prima interpretazione: Stati di allucinazione, celebre titolo del 1980.

Gli exploit, il successo, le candidature ai premi

Un exploit, come riferisce l’Ansa, dovuto principalmente al fatto che «in lui il regista Ken Russell colse l’espressione stupita e profonda dei grandi occhi azzurri. Il fuoco trattenuto dello spingersi sempre all’estremo. La dicotomia tra una recitazione così naturale da apparire invisibile e un’incoercibile dolore interiore. Non a caso il protagonista della storia (scritta e poi sconfessata da Paddy Chayefsky) segue le ricerche scientifiche, poi travolte da un delirio onirico, di Eddie Jesuyp che prova su se stesso la vasca di deprivazione sensoriale (usata anche dagli astronauti) e le droghe naturali degli sciamani». È solo l’inizio. L’incipit di un cammino di successo immediatamente segnato dalla tappa della candidatura al Golden Globe come miglior attore emergente. E, appena un anno dopo, dalla tempestiva conferma: grazie al regista inglese Peter Yates che lo sceglie per il ruolo del guardiano notturno Darryl Deever in Uno scomodo testimone. Quello di un travolto in un intrigo internazionale dall’amore per la giornalista, che sul set ha il volto di Sigourney Weaver.

Il sodalizio artistico e l’amicizia tra William Hurt e Lawrence Kasdan

Ma la chiave di volta. La vera svolta che consacra William Hurt al grande pubblico è quella che arriva per lui nel 1981 con Lawrence Kasdan che lo vuole come  protagonista del torbido noir Brivido caldo, tratto dal racconto di James C. Cain. Un personaggio per cui l’interprete americano veste i panni di un giovane avvocato in cerca di successo a tuti costi e in ogni dove: dalle camere da letto alle aule dei tribunali, che da un’amante all’altra, perde la testa per la bella moglie di un ricco uomo d’affari che ha il fascino oscuro e accattivante di una giovane Kathleen Turner. E il ruolo del lancio definitivo: quello che elegge William Hurt sex symbol per il pubblico mondiale e nuova star dirompente di Hollywood. Un titolo a cui l’attore dovrà molto, insomma. Compreso il sodalizio con il regista – a cui lo legherà anche una profonda amicizia – che li farà incontrare altre volte: per Il grande freddo dell’83. Turista per caso (1988). T’amerò fino ad ammazzarti (1990).

Una carriera eclettica, dal thriller al classico letterario

Deciso a ispezionare altre strade cinematografiche, poi, Hurt rinnoverà il successo con il thriller Gorky Park di Michael Apted. Un successo che poi Il bacio della donna ragno di Hector Babenco (1985) sublimerà con la vittoria dell’Oscar. Un’acclamazione di pubblico e critica che William Hurt confermerà negli anni Novanta con scelte che lo porteranno a confrontarsi con fortuna con il cinema d’autore. Quello di Alice di Woody Allen  (1990). Di Fino alla fine del mondo diretto da Wim Wenders (1991). Ma anche de La peste di Luis Puenzo  e di Un padre in prestito di Chris Menges. Fino a Smoke di Wayne Wang, del 1995. Quindi, nel 1996 Franco Zeffirelli lo sceglie per uno dei suoi progetti più ambiziosi. E William Hurt sarà il disperato Signor Rochester di Jane Eyre, dal romanzo di Charlotte Bronte. Una delle sue interpretazioni chiaroscurali più forti e convincenti, con cui l’attore renderà giustizia al genio registico del cineasta italiano e al vis evocativa della scrittrice britannica dell’età vittoriana.

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