Ucraina, Michel ammette: «Europa divisa sulla richiesta di adesione da parte di Kiev»

28 Feb 2022 13:22 - di Redazione
Ucraina

L’Ucraina “chiama” la Ue, ma Bruxelles non risponde. Peggio: si divide. Eh sì, si fa presto a parlare di solidarietà, di sanzioni, di libertà e di diritti e poi balbettare al momento del “dunque“. E il “dunque”, salvo sorprese dai colloqui in corso tra i belligeranti, arriverà presto sotto forma di richiesta («rapida», secondo fonti bene informate) di adesione dell’Ucraina all’Unione europea. A quel punto, come reagirà la Ue? Non proprio nella misura auspicata da Kiev, almeno a giudicare dalle parole di Charles Michel. Il presidente del Consiglio europeo ha infatti ammesso che all’interno dell’Unione circolano al momento «diverse opinioni e sensibilità» sul da farsi.

Il presidente del Consiglio europeo: «Opinioni diverse»

«L’Ucraina – ha spiegato Michel ai giornalisti – presenterà una richiesta ufficiale, la Commissione europea si esprimerà e il Consiglio si pronuncerà». Era scontato. L’ingresso nella Ue è, del resto, l’unico modo che ha il presidente ucraino Zelensky, che sta chiamando uno per uno i leader europei chiedendo loro aiuto, per coprirsi le spalle. Ovviamente, è anche il più efficace per estendere il conflitto. Ed è proprio tale consapevolezza a divaricare le posizioni tra i i diversi Stati membri. A parlarne, in Italia, è Carlo Calenda che mette in guardia da «azzardi» e «salti nel buio».

Calenda: «Accogliere l’Ucraina è dichiarare guerra a Mosca»

«Ammettere l’Ucraina nell’Ue mentre è in guerra con la Russia – scrive infatti in un tweetvuol dire andare in guerra con la Russia. Guerra, non sanzioni. La priorità è colpire duro con sanzioni e aiuti finanziari e militari per far cessare l’aggressione. Non favorire un’escalation che Putin cerca». Tanto più, aggiunge il leader di Azione, che ora «non abbiamo purtroppo a che fare con l’Urss post Stalin». La differenza tra le due situazioni è, per Calenda, molto netta. Allora, ricorda, c’era «una vasta classe dirigente» in grado di «intervenire per sostituire il leader se si comporta da pazzo». Oggi, invece, è diverso. «Quella di Putin – conclude Calenda – è una monarchia assoluta».

 

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