Tradito da una foto su Facebook, ecco chi è il mercenario che combatte per i filo russi nel Donbass

19 Feb 2022 19:31 - di Paolo Lami

Lo ha tradito una foto postata su Facebook il 6 gennaio del 2019 con la divisa da soldato e il colbacco con la stella: così Pino il mercenario messinese di 29 anni, al secolo, Pino Russo , inquadrato in un reparto di fanteria speciale russa, che ha fatto perdere le sue tracce dall’aprile 2021, è diventato la preda degli investigatori siciliani e della Procura di Messina.

Le intercettazioni restituiscono la storia avventurosa di un ragazzo italiano che, come tanti altri, è andato nel Donbass a combattere per i filo russi, un’attività considerata illegale è vietata dalla legislazione italiana.

La latitanza di Pino Russo, che oramai da anni vive nel Donbass, è iniziata il 27 aprile del 2021, quando il Tribunale di Messina ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere confermata dal Tribunale del Riesame nel luglio 2021.

Il giovane mercenario, che non è mai tornato in Italia, come confermano fonti investigative all’Adnkronos, è ancora ricercato con l’accusa di avere violato la convenzione internazionale contro il reclutamento, l’utilizzazione, il finanziamento e l’istruzione di mercenari, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York il 4 dicembre 1989.

Giuseppe Russo, chiamato ‘Pino’, è rimasto a combattere al fianco delle milizie filorusse nel conflitto armato nel territorio ucraino del Donbass, in Ucraina orientale “dietro retribuzione e senza essere cittadino di quello Stato né lì stabilmente residente”, come scrive il Tribunale di Messina. Insomma un mercenario.

Le indagini su di lui non si sono mai fermate. Anche i Servizi segreti, oltre a diverse Procure, sono alla ricerca del giovane mercenario messinese in Donbass e di altri mercenari italiani che si trovano in quel territorio. L’attenzione “è massima”, dicono fonti di intelligence all’Adnkronos.

Senza sapere di essere intercettato, Russo si è lasciato andare ad alcune confidenze in chat,: “E’ stato bello sparare ieri, come i pazzi… vvrumm vvrumm…”.

L’uomo, come rivela lui stesso in una conversazione, è inquadrato “nella fanteria speciale russa”.

Il fatto che gli contestano i magistrati risulta “aggravato dalla transnazionalità, in quanto posto in essere” da quello che viene considerato dagli investigatori, “un gruppo criminale organizzato, impegnato in attività criminali in più di uno Stato, con contestazione in Italia e Ucraina, da epoca prossima al giugno 2016 e accertate sino al maggio del 2020″.

L’attività di indagine condotta dai carabinieri del Ros di Messina è partita, scrive ancora il Tribunale del Riesame nel provvedimento in possesso dell’Adnkronos, “dall’inaugurazione nella città dello Stretto, nel giugno del 2018, del ‘Centro di Rappresentanza dell’autoproclamatasi Repubblica popolare di Lugansk in Italia‘, presieduto dal coindagato Daniele Macris“. Un’attività alla luce del sole.

Le indagini, coordinate dal Procuratore di Messina, Maurizio de Lucia, hanno preso in esame anche i flussi finanziari internazionali e i dati forniti da Facebook sulla base di una commissione rogatoria con gli Stati Uniti avviata dalla Procura peloritana.

Gli investigatori hanno così documentato che Giuseppe Russo operava come combattente mercenario nella regione del Donbass, dove si era stabilito dal 2016, condividendo sui social network le proprie attività militari con congiunti e amici, alcuni dei quali gli chiedevano consigli e indicazioni per intraprendere la stessa attività.

Nel corso dell’indagine gli inquirenti avevano anche scoperto l’esistenza e dell’operatività di una struttura organizzata attiva nell’area Italia-Ucraina e dedita al reclutamento e al finanziamento di mercenari destinati ad integrare le fila delle milizie separatiste filorusse nel Donbass.

Il circuito coinvolge persone provenienti da diverse regioni d’Italia che hanno intrapreso l’attività di “combattenti”, schierati a fianco delle milizie filorusse e contro l’esercito regolare ucraino nei territori contesi delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk .

Sono poi stati confermati i rapporti del mercenario messinese Pino con altri mercenari e, in particolare, con Andrea Palmeri, livornese, detto “il generalissimo”, già destinatario di un mandato di arresto europeo in quanto ritenuto responsabile di arruolamento e reclutamento di mercenari a scopo terroristico ed eversivo ed associazione per delinquere.

“Anche l’esame del profilo Facebook di Russo confermava il convincimento che lo stesso svolgesse attività di mercenario in Ucraina“, si legge ancora nel documento del Riesame.

I giudici messinesi parlano anche di “plurime immagini che ritraevano Russo in uniforme di combattimento, con fregi militari di appartenenza filorusso, come la stella presente sul colbacco, la stella con falce e martello sulla fibbia, nonché altre immagini, più datate che lo ritraeavano, con il medesimo abbigliamento, mentre imbracciava un fucile mitragliatore (presumibilmente fucile AK47, meglio noto come kalashnikov) accanto a una presunta mina antiuomo e immagini di quella che appariva una base militare con la scritta ‘Per Putin’ in cirillico“.

Nel provvedimento, il giudice del Riesame, parla anche della retribuzione dei mercenari in Donbass.

“Secondo quanto riferito da Russo – si legge – maggiore la retribuzione per il servizio prestato nelle linee di combattimento, minore se svolto attraverso turni di guardia“.

Secondo la difesa di Pino Russo, invece l’uomo sarebbe stabilmente “residente in Donbass, da epoca antecedente allo scoppio del conflitto” ma per il giudice questa circostanza “è destituita di fondamento, posto che plurime risultanze documentali depongono nel senso della presenza dell’uomo all’estero solo a far data dal 2016“.

Commenti

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  • Stefano 20 Febbraio 2022

    Onore a lui , la Russia combatte l occidentalismo americano e l imposizione di certi canoni moderni lgbt ecc . Dovremmo stare con i russi … siete confusi

  • Banchero 20 Febbraio 2022

    Uno fa quel che cavolo vuole della sua vita ! Invece di scassare i coglioni a una che ha le palle di fare questo lavoro, che comincino ad arrestare i crminali italiani razzisti, primo in assoluto Draghi e tutti i suoi ministri e poi gli altri politici concussi e corrotti che ci sono in questa nazione di pulcinella. Povera patria a che punto siamo arrivati governati dalle banche e dalle multinazionali e da quelle merde di Bruxelles !!!

  • Franco 20 Febbraio 2022

    direi che potreste anche fornire l”elenco di tutti i familiari ed amici’ comprese date di nascita indirizzi e targhe auto. Ordini da Aspen???