Bufera in Polonia, prete accusato di abusi: la difesa chiede la perizia sulla “soddisfazione sessuale” della vittima

14 Gen 2022 13:28 - di Redazione
perizia

Bufera in Polonia, prete accusato di abusi: la difesa chiede una perizia sconvolgente sulla “soddisfazione sessuale” della vittima. E la domanda diventa anche: può il dibattimento in aula aumentare l’orrore del sopruso che si sta esaminando e il furore delle polemiche relative la caso? A giudicare da quanto sta accadendo con un processo in corso di svolgimento in Polonia a un prete pedofilo. Una vicenda che vede coinvolta una diocesi cattolica polacca, sembrerebbe proprio di sì. Nel mirino delle polemiche infuocate divampate nelle ultime ore, allora, l’impostazione della difesa dell’imputato, con una richiesta “choc” che ha indignato all’unanimità tutti: ammettere agli atti il parere di un esperto, in grado di definire l’orientamento sessuale del querelante, vittima di molestie da quando era un chierichetto. Che ha raccontato di essere stato abusato per anni, dagli inizi degli anni ottanta. Questi i fatti.

Bufera su una diocesi polacca, la proposta choc di una perizia al processo per pedofilia

La diocesi di Bielsko-Zywiec in Polonia, in un processo per pedofilia, ha chiesto una perizia a dir poco sconvolgente. Poi, alla luce delle proteste di molti Vescovi, si è dovuta scusare. Già, perché la diocesi in questione aveva chiesto al tribunale di stabilire se un uomo – che secondo l’accusa un sacerdote ha abusato sessualmente quando era solo un bambino – fosse gay. E se il contatto sessuale gli avesse procurato piacere. O se abbia «tratto soddisfazione o beneficio materiale nel mantenere una relazione sessuale con il religioso». Una strategia agita in spregio a sensibilità umana e rispetto della vittima querelante. Una mossa inopportuna che ha scatenato le ire dei vescovi cattolici di stanza in Polonia, che hanno espresso forte contrarietà rispetto alla scelta dei legali difensori. Un dissenso di cui i mass media locali hanno riferito un ampio resoconto.

perizia choc, l’indignazione dei Vescovi polacchi

Dunque, in seguito alla valanga di critiche, come riporta un servizio sul caso de Il Messaggero, la diocesi cattolica polacca ha fatto mea culpa. Ammettendo, anche se tardivamente, che la lettera al Tribunale non avrebbe dovuto includere domande di quel “tenore”. E indirizzando con una nota le proprie scuse, contestualmente, sia alla vittima, che a «tutti coloro che si sono scandalizzati». Promettendo di cambiare la formulazione. Anche perché, come ricorda il quotidiano capitolino. E come sottolineano i siti che rilanciano la notizia, sul caso la conferenza episcopale ha sottolineato che: «La questione dell’orientamento sessuale o il modo in cui un bambino reagisce emotivamente a un reato di abuso sessuale non può costituire un argomento contro la persona ferita. E neppure diminuire la responsabilità del colpevole». Perché: «Deve essere chiaro a tutti che un bambino non è mai responsabile della violenza subita».

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