Suppletive, Conte batte in ritirata e tante grazie a Letta: Calenda lo inguaia, ma Giuseppi ha la scusa pronta
È durato poco il sogno di gloria di Conte di conquistare un seggio in Parlamento. Lui stesso, ex premier per chiamata diretta, è costretto ad ammetterlo in conferenza stampa a Montecitorio dove, ostentando una forzata disinvoltura, dichiara: «Ho declinato la proposta a candidarmi alle suppletive per il seggio alla Camera lasciato libero da Roberto Gualtieri». Inondato dalle polemiche. Impelagato nella presentazione dei Comitati politici del Movimento 5 Stelle. Messo alle corde dal Movimento che sembra più subire che dirigere. Accerchiato dalle critiche e assediato da ostacoli di ogni sorta, Conte rinuncia. E schermandosi dietro il paravento movimentista – che fin qui sembra rigettarlo come un corpo estraneo all’organismo grillino – rilancia spudoratamente: «Avremo un Movimento capace di agire come squadra. Nessuno andrà più in ordine sparso», dice mostrandosi convinto, il leader della sfrangiata compagine pentastellata.
Conte rinuncia alla candidatura alle suppletive alla Camera
Aggiungendo persino ottimisticamente che: «Ora c’è la possibilità di far compiere uno scatto al M5S. Puntando alle competenze dei suoi uomini e delle sue donne, per vincere le sfide che ci attendono. E difendere le conquiste già ottenute. Il 9 e il 10 dicembre gli iscritti sono chiamati a pronunciarsi sull’approvazione della nomina dei cinque vicepresidenti. E sull’elezione dei componenti dei comitati politici» ha detto Conte. Due grane non da poco per il leader M5S, che però Conte rilancia come due sfida alla portata. Una partita su cui le squadre in campo – modello contrade antagoniste del Palio di Siena – si accapigliano già da tempo.
La scusa di Conte sulla rinuncia alle suppletive: troppo impegnato col M5S
Tanto che, non potendo evitare il riferimento alle fronde intestine in corso, l’avvocato sentenzia: «A pronunciarsi saranno migliaia di iscritti. La partecipazione è l’unico modo che conosciamo per condividere il progetto. Avremo un Movimento capace di agire come squadra. Mi piace sottolineare che le decisioni verranno deliberate da migliaia di iscritti, che contribuiranno a decidere al di fuori di caminetti e stanze segrete». Che pure esistono e che fanno di lui un uomo sempre più solo al comando… Una figura di spicco più che il M5S che presiede, per gli alleati del Pd. A cui, non per niente, si deve il sogno – e i famosi 15 minuti di gloria – svanito con l’annuncio del ritiro prima di scendere in campo.
No di Conte alle suppletive: sfuma l’accordo con Letta e Gualtieri stipulato in campagna elettorale
E allora, con il passo indietro dell’ex premier salta l’accordo con i dem. Che Conte ringrazia, pubblicamente. «Ringrazio il Pd e Letta per la disponibilità e la lealtà nella proposta», ribadisce ai microfoni con la stampa. Ma «dopo un nuovo supplemento di riflessione ho capito che in questa fase ho ancora molto da fare per il M5S. Non mi è possibile dedicarmi ad altro». Un fardello, quello del M5S alla deriva, che sicuramente pesa, ma che stentiamo a credere rappresenti il motivo principale della “nobile” rinuncia. Sebbene, negli ultimi giorni si parli insistentemente di 40 onorevoli pentastellati in rotta. Tutt’altro che intenzionati a pagare gli arretrati dovuti al Movimento. “Peones” che sarebbero dunque in procinto di lasciarne i gruppi parlamentari. Uno schieramento folto e nutrito che potrebbe rappresentare una vera e propria mina vagante nello scontro di fuoco in vista per il Quirinale.
La mossa di Calenda ha sparigliato le carte in tavola?
Semmai, viene da pensare allora, è più la mossa di Calenda, che lo ha sfidato apertamente, ad aver cambiato le carte in tavola. E a portare Conte a fare a meno della candidatura alla Camera nel collegio Roma 1 lasciato libero da Roberto Gualtieri dopo l’elezione a sindaco. Ossia, a rivendicare il patto stipulato in campagna elettorale con cui il leader dei grillini ha rinnovato il sodalizio col Pd sulle spalle di Virginia Raggi. Un retroscena, all’epoca della campagna elettorale, che la cartina di tornasole dell’iniziativa della candidatura rilanciata e stoppata nelle stesse, ultime ore, ha definitivamente avvalorato. Del resto, fino a ieri sera, quando l’accordo sembrava chiuso, l’eventuale elezione di Conte, sarebbe servita anche a gestire meglio, secondo Letta e compagni, la partita del presidente della Repubblica. Ma alla fine, i tentennamenti di Conte. E, soprattutto, le reazioni immediate di Renzi e Calenda, hanno stoppato il progetto e sparigliato le carte…
E come nella favola di Esopo, “La volpe e l’uva”…
Costringendo Conte a un finale di esopiana memoria: quello de «La volpe e l’uva». Che lo ha portato a dichiarare, appena poco fa: «Non rinuncio alle suppletive per spocchia…», ma «perché ritengo che non sarebbe corretto, dovendo dedicarmi al Movimento, candidarmi per una carica per cui rischierei di essere un assenteista». Ai posteri l’arduo commento…