La storia di Robert “Hannibal” Maudsley, il serial killer che resterà chiuso per sempre in una gabbia di vetro

29 Dic 2021 17:19 - di Luciana Delli Colli
Robert Maudsley

Feroce come Hannibal Lecter, a cui deve il soprannome “Hannibal the Cannibal”, Robert Maudsley è considerato il detenuto più pericoloso del Regno Unito. Per questo, come il Magneto degli X-Men, è rinchiuso in una cella di vetro, nella quale ormai un giudice ha stabilito che trascorrerà il resto della sua vita. Maudsley, pluriomicida di 68 anni, infatti, s’è visto rifiutare nei giorni scorsi l’ultima istanza nella quale chiedeva di essere trasferito in una cella ordinaria con gli altri detenuti e, in aggiunta, s’è visto vietare la possibilità di presentare nuove istanze.

La cella di vetro del serial killer Robert Maudsley

Maudsley è detenuto nel carcere britannico di massima sicurezza di Wakefield ed è sorvegliato 24 ore al giorno, delle quali 23 in quella scatola di vetro antiproiettile che misura 5,4 per 4,4 metri e un’ora all’aria aperta dove gli è concesso di fare ginnastica. La cella è dotata di una lastra di cemento che funge da letto, di servizi igienici imbullonati al pavimento, di un tavolo e una sedia in cartone compresso per evitare che possa trasformare qualcosa in arma contro le guardie.

Da gigolò ad assassino: il primo omicidio

La vicenda di questo serial killer, che ha all’attivo l’omicidio di 3 pedofili e di un assassino della moglie, sta avendo una certa eco anche internazionale proprio per la sua particolarità, che coniuga efferatezza ed elementi cinematografici, aprendo uno spaccato sugli abissi dell’animo umano e sulle sfide che pongono alla società. La carriera criminale di Maudsley inizia nel 1974 quando, da gigolò 21enne, si imbatte a Londra in un pedofilo che gli mostra le foto dei bambini che aveva violentato. Dopo l’omicidio si consegna alla polizia e finisce in un ospedale psichiatrico criminale, il Broadmoor Hospital, poiché considerato incapace di stare in giudizio.

La trasformazione in “Hannibal the Cannibal”

Lì dentro, con la complicità di un altro internato, uccide, dopo averlo torturato, un secondo pedofilo. Le guardie, alle quali il delitto era stato affatto nascosto, trovano la vittima con un cucchiaio conficcato in testa e senza qualche pezzo di cervello. Maudsley si guadagna così la fama di cannibale. E un processo in piena regola, che si conclude con la condanna per omicidio preterintenzionale che gli apre le porte di un vero carcere. Quel Wakefield dove si trova tutt’ora e dove questo Hannibal della realtà incrementa la sua carriera di serial killer con altri due omicidi: quello di un uomo di 46 anni detenuto perché aveva ucciso la moglie e quello di un pedofilo di 56 anni che aveva abusato di una bimba di 7 anni. Il primo lo uccise nella sua cella, tagliandogli il collo e nascondendolo sotto al letto, mentre cercava di attirare altri detenuti in trappola.

Gli omicidi in carcere

Non riuscendoci, perché – come spiegherà poi un altro ospite di Wakefield – tutti riconoscevano la follia nei suoi occhi, Maudsley decise di intrufolarsi nella cella della seconda vittima, accoltellata con una sorta di coltello artigianale alla testa, poi fracassata anche contro il muro. Anche dopo questi omicidi, il serial killer si consegnò, informando personalmente le guardie degli omicidi. Dopo un soggiorno di tre anni in un’altra prigione, seguito da uno psichiatra che parlò di grandi progressi, Maudsley fu infine riportato a Wakefield e richiuso nella sua gabbia di vetro.

La richiesta di una detenzione meno severa. O di cianuro

Nella lettera appello riportata dalla stampa britannica, in cui chiedeva una detenzione diversa, Maudsley ha chiesto «a che scopo tenermi rinchiuso 23 ore al giorno? A che scopo darmi da mangiare? Per chi rappresento un rischio? Tutto quello che mi aspetto ormai è un esaurimento nervoso e, forse, il suicidio. Perché non posso avere un pappagallino invece delle mosche, gli scarafaggi e i ragni che oggi mi visitano? Prometto di amarlo, e di non mangiarlo. Perché non posso avere una televisione per vedere il mondo e imparare? O dei nastri musicali per ascoltare un po’ di bella musica classica? Se non volete concedermelo, datemi una capsula di cianuro e il problema di Robert John Maudsley sarà rapidamente risolto».

L’impossibilità di un trattamento più umano

Ma sebbene lo scopo dell’HMP, che sta per “Her Majesty Prison Service”, cui appartiene il carcere di Wakefield sia «servire il pubblico tenendo in custodia coloro che sono stati condannati dai tribunali» e «prendersi cura di loro con umanità, aiutandoli a condurre una vita rispettosa della legge e utile in custodia e dopo il rilascio», il giudice ha respinto l’appello di Maudsley, perché – come sostenuto dalle autorità carcerarie – con lui queste non sono opzioni percorribili.

 

 

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