Ibrahimovic si confessa: “Sono scappato dal comunismo, un altro mondo. Berlusconi è simpaticissimo”
E’ uno Zlatan Ibrahimovic a tutto campo quello che si confessa al Corriere della Sera, nei giorni in cui nei cinema viene proiettato il film autobiografico sulla sua storia personale, il comunismo, la guerra, la Svezia la sua carriera. Dai ricordi giovanili, la sua famiglia che emigra in Svezia prima del conflitto nella ex Jugoslavia, alla sua vita nel nord Europa che inizia nel ghetto di Malmoe per poi evolversi nei piani alti grazie al calcio e ai guadagni milionari. “Sono svedese, ma sono anche un mix: mia madre è croata e cattolica, mio padre bosniaco e musulmano, ho vissuto la maggior parte della mia carriera in Italia…”, racconta nella lunga intervista ad Aldo Cazzullo.
Ibrahomovic, Dio e il comunismo
Lei crede in Dio? “No. Credo solo in me stesso”, racconta l’attaccante del Milano, che poi parla della sua infanzia. Qual è il suo primo ricordo? “La Jugoslavia. Mi portavano da piccolo, in macchina, in treno. C’era ancora il comunismo. Un altro mondo“. Che bambino era? “Un bambino che ha sempre sofferto. Appena nato, l’infermiera mi ha fatto cadere da un metro d’altezza. Io ho sofferto per tutta la vita. A scuola ero diverso: gli altri erano biondi con gli occhi chiari e il naso sottile, io scuro, bruno, con il naso grande. Parlavo in modo diverso da loro, mi muovevo in modo diverso da loro. I genitori dei miei compagni fecero una petizione per cacciarmi dalla squadra. Sono sempre stato odiato. E all’inizio reagivo male”.
Il razzismo e Berlusconi
L’Italia è un Paese razzista? “Il razzismo c’è dappertutto. Anche in Svezia. L’ultima volta che mi hanno gridato zingaro è stato allo stadio Olimpico a Roma”. Ancora sulla politica. “Berlusconi? Troppo simpatico. Una domenica sono in tribuna a San Siro, mi fa sedere accanto a lui. Poi mi fa: ‘Ibra, ti dispiace scalare di un posto? Sta venendo una persona molto importante’. Io scalo, scala anche Galliani. Penso che stia arrivando un politico. Invece arriva una donna bellissima, su tacchi impressionanti. Berlusconi mi strizza l’occhio: ‘Persona molto importante…’. E forse per lui lo era davvero”.
La lite con Lukaku nel derby di Milano
“Lukaku ha un grande ego, è convinto di essere un fuoriclasse, ed è davvero forte. Ma io sono cresciuto nel ghetto di Malmoe, e quando qualcuno mi viene sotto a testa bassa, lo metto al suo posto. Così l’ho colpito nel suo punto debole: i rituali della mamma. E lui ha perso il controllo. Anche se mi è rimasto un dubbio atroce…”, racconta Ibra, a proposito della lite nel derby e dei rituali vodoo. “Quel derby l’abbiamo perso. Io sono stato espulso. Poi mi sono infortunato. Sono successe un sacco di cose storte. Vuoi vedere che il rito Lukaku me l’ha fatto davvero? Così ho chiesto agli amici credenti di pregare per me. Devo saldare il conto anche con lui. Spero di incontrarlo presto”. Di Mino Raiola, il suo procuratore, è molto discusso, parla come di un “amico, fratello, padre”. Fu lui ad accusare la Fifa di essere guidata da un dittatore comunista. Comunista non a caso.