Baldoni ad Atreju: “Il coraggio e la coerenza della Meloni siano di esempio per i giovani militanti di oggi”

7 Dic 2021 19:53 - di Ginevra Sorrentino
Baldoni a Atreju

Nella cittadella natalizia di Atreju si parla della giovane destra protagonista nei decenni della storia dell’Italia militante. A confrontarsi sul tema, tra passato, presente e futuro: Adalberto Bandoni (giornalista e scrittore) e Alessandro Amorese (responsabile nazionale Attività e iniziative editoriali FdI), rispettivamente autore e coautore ed editore del libro presentato alla kermesse di Fdi, I ragazzi del ciclostile. Giovane Italia, un movimento studentesco contro il sistema. Andrea Augello (già senatore della Repubblica), la cui ultima fatica editoriale portata sul palco di Atreju è C’era una volta mio fratello. Insieme a Giampiero Cannella (già presidente Fuan). Parterre moderato da Antonio Rapisarda (giornalista).

Ad Atreju con Baldoni si parla di giovane destra e Italia Militante

E allora, proprio delle testimonianze dirette e le ricostruzioni storiografiche, biografiche e letterarie dell’esperienza militante della destra giovanile, abbiamo parlato con lo scrittore Adalberto Baldoni, un uomo che della passione per la storia della destra italiana. Del rigore della ricerca. E dell’amore per la verità al servizio dell’informazione saggistica ha fatto la cifra stilistica della sua professione, offrendo una chiave di lettura del passato come faro per il futuro. Tutti elementi che, ancora una volta, ritroviamo in quest’ultima fatica editoriale di Baldoni, storico della destra italiana che firma con Amorese una nuova opera preziosa, fresca di stampa: I ragazzi del ciclostile- La Giovane Italia, un movimento studentesco contro il sistema (Eclettica Edizioni). Il volume al centro del dibattito ospitato questa sera in Piazza Risorgimento, “Protagonista del suo tempo, figlia d’Italia: la giovane destra attraverso i decenni”, introdotto da Tommaso Foti ((vicepresidente vicario deputati FdI).

Baldoni a Atreju: sulle orme della “Giovane Italia”

Sì, perché la “Giovane Italia” rappresenta un’esperienza unica nella storia della Destra giovanile e le oltre 500 pagine dei Ragazzi del ciclostile ne ripercorrono i passi con toni avvincenti e accenti inediti. Ricostruendo, tappa dopo tappa, con precisione storica e attenzione enciclopedica, trama e ordito di un racconto mai narrato prima nella sua interezza. C’è tutto questo e molto di più nel volume di Baldoni e Amorese, ispirato da e dedicato a La Giovane Italia: «Nata nell’autunno del 1950 a Milano grazie a Giorgio Pisanò», ci tiene a specificare Baldoni. Un movimento che, nel giro di pochi anni, si diffuse capillarmente nelle scuole, con gli esigui mezzi a disposizione dell’epoca: giornaletti d’istituto. Volantini. L’uso esclusivo del ciclostile a cui il titolo emblematicamente rimanda.

Una realtà, quella della Giovane Italia, che ha rappresentato un unicum

«Una realtà – spiega Baldoni – nata nello scetticismo di tutti coloro che pensavano che nuclei studenteschi missini non potessero fare quel tipo di proselitismo. E che invece, nel diffondersi e ampliarsi, ha raccolto seguaci di varia provenienza. Al suo interno, infatti, c’erano monarchici, cattolici. Era un’associazione patriottica che riuniva giovani di diverse fasce d’età e di varia estrazione sociale. Erano tutti i figli della guerra, certo, ma nella sua eterogeneità la Giovane Italia ha rappresentato davvero un unicum. E tutt’oggi ritengo non possa essere paragonata a nessuna esperienza analoga proposta da nuove generazioni. Ma nemmeno a quelle che abbiamo avuto modo di conoscere negli Anni di piombo».

Un mondo di “giovani patrioti”, coraggiosi e generosi

E allora, nonostante le diffidenze iniziali, attorno ai suoi protagonisti si creò subito un clima di entusiasmo e una voglia di partecipazione attiva e militante, declinati a quello che diventerà una delle principali ragioni di azione politica e argomento di dibattito sociale: la difesa della Nazione. Il leitmotiv che, dal dopoguerra agli Anni ’70, avrebbe guidato il cammino e segnato i passi dei giovanissimi “patrioti” che fecero tornare a sventolare il tricolore nelle piazze quando si trattò di difendere l’italianità di Trieste e dell’Alto Adige. Che guidarono le proteste anticomuniste dopo l’invasione sovietica di Budaperst e di Praga. E che condannarono – in nome della solidarietà politica e dell’ecumenismo sociale – l’edificazione del Muro di Berlino e i regimi del “socialismo reale” dell’Est europeo. Sempre coraggiosamente in trincea.

Il movimento giovanile più seguito tra gli studenti

«I ragazzi della giovane Italia erano dei militanti. Erano degli attivisti che sopperivano alla scarsezza dei mezzi finanziari con il ciclostile: che divenne la loro arma di propaganda. Nulla a che vedere, insomma, con i mezzi a disposizione della Federazione giovanile comunista, che sfornava periodicamente giornali  e volantini stampati. La passione e il rigore hanno fatto la differenza però – tiene a sottolineare Baldoni –. Così come la loro forza nella determinazione a esserci e a partecipare. E così, negli anni Cinquanta, fino a metà del decennio successivo, la “Giovane Italia” diventò il movimento giovanile più seguito tra gli studenti».

L’eredità raccolta e rilanciata Giorgia Meloni

Ma allora, quali differenze si ravvisano, tra l’esperienza dei giovani di ieri e i militanti di oggi? Cosa rimane oggi dell’eredità della Giovane Italia? Di quella fabbrica di sogni politici, che chiuderà i battenti concludendo il brillante percorso dell’Associazione, e passando idealmente il testimone al Fronte della Gioventù? «L’orizzonte di idee e di azioni. Del dibattito teorico e delle prospettive concrete sta nel passaggio stesso di testimone, ma certo oggi i ragazzi sono molti diversi. La differenza non sta tanto nel messaggio, ma nel modo di veicolarlo e diffonderlo. E ieri c’era il ciclostile. Oggi ci sono i social. Con l’0aggravante che – incalza Baldoni – oggi tutto è viziato da un edonismo imperante che vizia messaggio e medium con cui lo si divulga».

Il coraggio dei valori e della coerenza

«E poi c’è un senso dei valori diverso – conclude Baldoni –. Per tutto questo è fondamentale la figura e il ruolo che ha assunto Giorgia Meloni (autrice, peraltro, della bellissima prefazione al libro di Baldoni). È un punto di riferimento essenziale per i giovani, che devono imparare molto da lei. Dalla sua coerenza e dal coraggio che manifesta in ogni circostanza. Anche anticipare Atreju per sottolineare il valore del Natale come festività cristiana e della comunità familiare. Come il ribadire che non cancellerà mai il simbolo della fiamma tricolore, sono messaggi molto importanti che denotano fiducia nella forza delle radici e rispetto della storia e delle tradizioni». Tutti punti di partenza da cui rifondare e modernizzare un mondo militante giovanile che oggi deve declinarsi a tematiche e a problematiche diverse.

 

 

 

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