Inchiesta Open, gli strali di Renzi contro Bersani: «Ha preso soldi dai Riva e mi fa lezione di etica»

20 Nov 2021 19:19 - di Redazione
Renzi

Se è domani la giornata clou della Leopolda, quella odierna non passerà certo inosservata. Non tanto per i complimenti incassati dall’avvocato Annamaria Bernardini de Pacesecondo me Renzi è l’unico vero leader politico in Italia») quanto per la «pagina sulla giustizia» che l’ha scandita. È infatti toccato al focus sull’inchiesta Open – in cui il leader di Italia Viva è indagato per finanziamento illecito – fare la parte del leone. Sul conflitto tra magistratura e politica si sono alternati in molti sul palco della Leopolda. Due nomi fra tutti: Giandomenico Caiazza, presidente dei penalisti italiani, e Sabino Cassese, presidente emerito della Corte Costituzionale. Seppur con parole diverse, entrambi hanno rilevato come in questi anni «il potere giudiziario» abbia «esondato dai limiti costituzionali».

Renzi: «Dal Pd silenzio vigliacco sulla mia vicenda»

Un assist indiretto al padrone di casa, impegnato nel duello con i magistrati sul mancato rispetto delle sue prerogative parlamentari. L’inchiesta Open è una vicenda alquanto astrusa sotto il profilo giudiziario. Tutto ruota intorno alla natura di Open, la fondazione che ha incubato negli anni la leadership renziana. Come corrente del Pd – è la tesi degli inquirenti – non avrebbe avuto titolo a ricevere i finanziamenti riscontrati. Da qui l’incriminazione. Ma Renzi non ci sta. «Secondo i giudici – contrattacca – la Leopolda era organizzata da un partito politico. Chi viene qua ricorda le polemiche perché non c’erano le bandiere del Pd… E da parte di chi lo sa c’è un silenzio vigliacco, mediocre, che mi imbarazza». L’attacco più duro è a Bersani, tra i testi dell’accusa al processo. «Ha ricevuto dai Riva 98mila euro per la sua campagna elettorale. Lui parla di etica e dice di non avere mai preso neppure un caffè con loro. Ma quanto costano i caffè a Taranto?».

Prove tecniche di centrino

Ma la seconda giornata della Leopolda è servita anche per le prime prove tecniche di grande centro. Renzi ha una spasmodica necessità di trovare alleati. Uno lo ha già individuato in Carlo Calenda, rappresentato nell’occasione da Enrico Costa, già parlamentare di FI. E quando l’esponente di Azione è sceso dal palco dell’ottocentesca stazione di Firenze dopo il saluto di rito, Renzi è corso subito al microfono. «Io non riesco a capire come alle prossime elezioni politiche potremmo andare divisi. Mi pare impossibile», ha detto. È invece un arruolamento volontario quello di +Europa, rappresentata da Benedetto Della Vedova. «Offriamo un’alternativa – ha detto il sottosegretario – a chi non vuole andare con Meloni e Salvini».

 

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