Pena di morte, alla Cina il tragico primato delle esecuzioni. Ma altri 4 Paesi non sono da meno

8 Ott 2021 19:36 - di Lorenza Mariani
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Pena di morte, ancora una volta il drammatico primato delle esecuzioni spetta alla Cina. Nonostante la “concorrenza” americana. E malgrado nel 2020 il monitoraggio della situazione a livello mondiale abbia indicato un significativo decremento delle condanne capitali. Del resto, se è vero che a livello planetario sono in totale 144 gli Stati che hanno abolito la sentenza letale, nelle leggi o nella prassi – 108 dei quali per tutti i reati –. È altresì innegabile che la pena di morte è ancora in vigore in 55 Stati. Anche se, i Paesi che eseguono effettivamente le condanne sono assai di meno, secondo quanto riporta Amnesty International.

Pena di morte, la Cina ha il record delle esecuzioni

Peraltro, sui dati relativi al 2020 che indicano una positiva riduzione delle esecuzioni, grava per alcuni Paesi il segreto di Stato che i vari regimi locali impongono: come accade in Cina, Corea del Nord, Siria e Vietnam. Ma tant’è. Così, venendo alle cifre dell’ultimo report che stigmatizza i numeri dell’orrore, dal 2020, sebbene si sia registrata una riduzione significativa delle esecuzioni, sono 483 quelle contate da Amnesty International (il dato più basso registrato in oltre un decennio). In calo del 26% rispetto al 2019. E del 70% rispetto al picco di 1.634 casi registrato nel 2015. Nel conteggio, però, come accennato, sono esclusi i Paesi che classificano i dati sulla pena di morte come segreti di Stato. O per i quali sono disponibili informazioni limitate (Cina, Corea del Nord, Siria e Vietnam).

Pechino seguita da 4 Paesi: Iran, Egitto, Iraq e Arabia Saudita

Anche se, proprio la Cina, resta presumibilmente in testa alla graduatoria delle esecuzioni. Anche perché, dobbiamo ricordare, Pechino persino rispetto al coronavirus, e alla gestione della pandemia nata proprio in Cina, ha deciso di attuare le maniere forti. E così, come riportava tempo fa il quotidiano ufficiale Beijing Daily, citando una informativa diffusa da un tribunale cinese, chi ha intenzionalmente nascosto. O riportato in maniera incompleta i sintomi del contagio, è considerato colpevole di aver commesso un reato penale. Sanzionato nel più severo dei modi. Compresa la condanna capitale. Dietro la Cina, comunque, ci sono ben quattro Paesi che raccolgono l’88% delle esecuzioni registrate: Iran (almeno 246), Egitto (almeno 107), Iraq (almeno 45) e Arabia Saudita (almeno 27). C’è poi un riscontro, secondo il quale ci sono state 16 donne fra le 483 persone messe a morte nel 2020 (3%). Secondo la seguente ripartizione: Arabia Saudita (2), Egitto (4), Iran (9), Oman (1).

I metodi di esecuzione nel mondo: dalla fucilazione alla sedia elettrica

E allora, riassumendo i dati dell’analisi, le condanne a morte eseguite fino al 14 aprile del 2021, a parte Cina, Corea del Nord, Siria e Vietnam, vedono in testa sempre Iran (almeno 79 esecuzioni), Egitto (almeno 16), Iraq (almeno 8), Arabia Saudita (almeno 3). Seguono gli Usa (3) e Botswana (2). Quali sono i metodi di esecuzione nel mondo? La decapitazione è utilizzata in Arabia Saudita. La fucilazione in Cina, Corea del Nord, Iran, Oman, Qatar Somalia, Taiwan e Yemen. L’impiccagione in Bangladesh, Botswana, Egitto, India, Iran, Iraq, Siria e Sudan del Sud. L’iniezione letale in Cina, Stati Uniti d’America e Vietnam. La sedia elettrica negli Stati Uniti d’America.

 

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