Il giovane escort scagiona Morisi in un’intervista: «Abbiamo portato noi la droga. Lui è corretto»
Nuovi sviluppi sul caso Morisi. «Sì, siamo stati noi. Siamo stati io e Nicolas a portare la droga dello stupro a casa di Luca Morisi». A parlare in un’intervista con La Stampa è Alexander, nome d’arte. È l’escort, scrive il quotidiano, che ha preso accordi con Luca Morisi per passare insieme la notte del 13 agosto. «Lavoravo in un bar – racconta – È stata la pandemia a stravolgere la mia esistenza. Non avevo più soldi per vivere e nemmeno soldi da mandare a casa. Io mantengo tutta la mia famiglia».
«Non sapevamo nulla di lui»
I giornalisti del quotidiano torinese gli domandano se lui e il suo amico conoscevano già Luca Morisi, il responsabile della comunicazione sui social della Lega e l’inventore della “Bestia”. «No, – risponde – era la prima volta che lo vedevamo. E non sapevamo nulla di lui, di quello che faceva, del suo ruolo politico. Niente di niente, né io né Nicolas. Abbiamo capito solo in questi giorni».
Morisi, il racconto del giovane
E sul perché sono stati chiamati i carabinieri il pomeriggio del 14 agosto risponde: «Non sono stato io a chiamarli. Quello che posso dire è che Morisi con noi è stata una brava persona. Si è comportato bene. Non ha sbagliato niente. E neppure noi abbiamo sbagliato niente». E poi precisa: «È stato Nicolas a telefonare. Per colpa della droga che avevamo preso. Non ragionava bene, era fuori. Diceva cose assurde».
«Morisi non ha fatto nulla di male»
Vi siete più cercati con Morisi? «No, mai. Ma lo ripeto: Morisi non ha fatto niente di male nei nostri confronti». Il giovane poi dice di stare «malissimo. Penso alla morte, ho bisogno di uno psicologo. Questo è un lavoro brutto e difficile, non è che uno lo fa per per comprarsi la roba di Louis Vuitton». Lei perché lo fa? «Per soldi. Per necessità. Io lo faccio per vivere e per mantenere tutta la mia famiglia».
«La droga dello stupro – scrive La Stampa – era nella bottiglietta di succo di frutta infilata nello zaino di Nicolas, la cocaina su un ripiano della libreria al secondo piano dell’appartamento di Luca Morisi. Così come Morisi stesso ha indicato ai carabinieri. Entrambi i quantitativi sono minimi. Non tali da presupporre il reato di spaccio e probabilmente neanche quello di cessione di sostanze stupefacenti. La procuratrice di Verona, Angela Barbaglio, non vuole commentare questa inchiesta: “Non intendo alimentare con pezzi e bocconi questioni di altro genere. L’incarico è affidato al pm Stefano Aresu. Farà tutti gli accertamenti del caso, su cui noi non diremo neanche una parola. Tireremo le somme alla fine”».