Morisi, dal “quarto uomo” al flacone di Ghb: i misteri di un «caso banale» solo all’apparenza

29 Set 2021 11:01 - di Federica Parbuoni
morisi quarto uomo

Le evidenze attuali parlano di «un caso banale». A definire così la vicenda nella quale è coinvolto Luca Morisi non è solo il suo avvocato, ma la stessa procura di Verona. Eppure di banale in questo caso dagli effetti politici potenzialmente dirompenti c’è assai poco. A cominciare dai molti interrogativi che si affastellano intorno all’inchiesta. Non c’è solo l’ovvia domanda sul perché sia uscito proprio adesso. I dubbi riguardano, infatti, gli elementi stessi dell’indagine che emergono dalle carte o che in esse mancano, come un quarto uomo che sarebbe stato in casa di Morisi. C’è poi il tema di chi abbia ceduto la droga a chi e del perché Morisi avrebbe dovuto regalare il flacone di Ghb a uno dei due ragazzi rumeni, a sua volta indagato per cessione di stupefacenti. Lo stesso contenuto del flacone resta un’incognita, visto che gli accertamenti scientifici ancora non sono stati condotti.

I dubbi del flacone di Ghb

Di assodato, allo stato attuale, ci sarebbero solo l’incontro di Morisi con i due ventenni rumeni, uno dei quali conosciuto online, e la presenza di un quantitativo di droga in casa dell’ex spin doctor così modico da essere soggetto solo a sanzione amministrativa. Il reato, dunque, si configura intorno alla presunta cessione del flacone di liquido indicato come Ghb, che però «non era di Luca Morisi, il quale evidentemente non può averlo ceduto a terzi», ha spiegato il legale dell’ex spin doctor, Fabio Pinelli.

L’investigatore: «C’è solo la parola dei ragazzi contro quella di Morisi»

A sottolineare che «in questa storia sul fronte penale al momento c’è la loro parola (dei due ragazzi rumeni fermati in auto con la droga, ndr) contro quella di Morisi» ci ha pensato poi un investigatore citato dal Corriere della Sera. «Non ci sono adesso né ci sono stati telefoni sotto controllo. Per ora non abbiamo evidenze per avere delle certezze, a cominciare dalla sostanza nel flacone sulla cui natura non abbiamo ancora il risultato scientifico», ha aggiunto l’investigatore, assicurando che il fermo da parte dei carabinieri è stato del tutto casuale. «Sono incappati in un controllo di assoluta routine», ha detto, aggiungendo che «non risulta nessuna attività pregressa sul loro conto».

Il fermo dei ragazzi e i primi interrogativi sulla droga

Nel verbale di perquisizione e sequestro a carico dei due ragazzi, citato poi da Repubblica, però, si legge che i carabinieri erano appostati al lato della strada «per un servizio di polizia per la prevenzione del traffico illecito di sostanze stupefacenti e psicotrope». Nell’ambito di questo controllo uno dei due ragazzi ha tirato fuori dallo zaino una «bottiglietta di vetro da succo di frutta, quasi piena, da 125 millilitri contenente del liquido trasparente che lui stesso asseriva essere droga dello stupro (Ghb)». Ed è su questo punto che l’investigatore citato dal Corriere si pone la domanda: «Se anche si volesse ipotizzare l’uso per l’incontro notturno, perché poi regalarla sul finale?».

Il mistero del “quarto uomo”

L’altro punto oscuro nella ricostruzione di quella notte al cascinale di Belfiore riguarda la presenza di un quarto uomo, che sarebbe un italiano cinquantenne. Secondo il Corriere, sono stati i due ragazzi a parlarne e a dire che avrebbe partecipato alla serata. Secondo Repubblica, il quarto uomo comparirebbe nelle foto di un vicino di casa di Morisi, mentre una sua vicina avrebbe detto che si trattava di un amico di Morisi, già visto altre volte al cascinale. «Ma di un “quarto uomo” – scrive ancora Repubblicanon c’è traccia nelle carte dell’inchiesta».

L’imbeccata che ha fatto scattare a perquisizione in casa di Morisi

Sempre i due ragazzi rumeni, poi, avrebbero rivelato ai carabinieri che in casa di Morisi c’era della droga, in particolare della cocaina. Un elemento questo che, invece, ha trovato riscontro. La rivelazione, infatti, ha fatto scattare immediatamente la perquisizione, avvenuta alle 17.15 del 14 agosto, un quarto d’ora circa dopo il fermo dei due ragazzi. Morisi non aveva droghe addosso, ma i carabinieri hanno messo a verbale di aver trovato due piatti con sopra «sostanza pulviscolare di colore bianco», individuata come «verosimilmente cocaina» e 0,31 grammi della stessa sostanza «nascosta in un libro di colore verde». Quella «modica quantità» che caratterizzerebbe il caso come «banale», come sottolineato dalla stessa Procura di Verona, se non fosse per tutto quello che gli ruota intorno e intorno a cui si addensano tanti interrogativi.

 

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