Le chat con il rumeno scagionano Morisi. Ma c’è anche fango inutile. Crosetto: «Una barbarie»

6 Ott 2021 19:48 - di Redazione
chat morisi

Le chat tra Luca Morisi e l’escort rumeno contattato via web sembrano confermare la tesi che a portare la droga sia stato proprio quest’ultimo, che si fa chiamare Alexander e che invece di fronte ai carabinieri ha accusato l’ex capo della comunicazione social di Salvini, inguaiandolo. Dunque, sono un punto a favore della difesa che fin da subito ha sostenuto che la droga dello stupro ritrovata nello zaino dell’escort non fosse stata ceduta da Morisi. In quelle chat, però, ci sono anche i dettagli dell’accordo preso tra i due in vista dell’incontro sessuale, nel quale poi l’escort ha coinvolto un “collega”. Si tratta di particolari scabrosi e del tutto inutili ai fini della comprensione della vicenda e del chiarimento dei fatti, ma lo stesso il Corriere della sera li ha pubblicati.

Crosetto: «Pubblicare quelle chat è un atto di barbarie»

«La diffusione e la pubblicazione delle chat di Morisi è un atto di barbarie inaccettabile in un Paese civile. Le sue e quelle di chiunque altro», ha scritto su Twitter Guido Crosetto. Anche Selvaggia Lucarelli, che pure sul caso Morisi non è stata affatto tenera, ha postato un cinguettio molto critico sui «passaggi essenziali riportati dai giornali sulle intercettazioni del caso Morisi». «Poi la gogna è social, come no», ha commentato. Daniele Capezzone, invece, si è concentrato sul fatto che «dalle chat viene fuori che la droga liquida non era di Morisi, non l’aveva portata lui. La notizia? A pagina 28. Se fosse così, nessun reato. Ma sputtanamento totale (in prima pagina e a reti unificate) nella settimana del voto. Serve altro per capire?».

Lo scambio sulla droga che scagiona Morisi

Nelle chat, «finite – scrive il Corriere – nelle mani di alcuni amici di Alexander», si legge lo scambio di messaggi sulla droga. È proprio Alexander a scrivere che «poi ti portiamo anche G. Vedrai, ti piacerà molto, ti assicuro». Secondo gli investigatori, «G» starebbe per Ghb, la droga dello stupro al centro dell’inchiesta sulla cessione, l’unico reato del quale eventualmente potrebbe essere accusato Morisi. «Conosco, non lo faccio da un sacco», risponde Morisi, aggiungendo di essere «anche io fornito». «Tu cosa usi?», chiede quindi Alexander. «Oggi c», replica Morisi. Dove «C» rimanda immediatamente alla cocaina, effettivamente trovata in casa dell’ex guru della comunicazione di Salvini, ma in quantità così ridotta da offrire gli estremi al massimo per una sanzione amministrativa, non certo per un reato.

Morisi in chat: «Per me è la prima volta»

Fin qui ciò che rileva ai fini della comprensione della vicenda e dell’inchiesta. E che, di fatto, scagiona Morisi sull’accusa di aver ceduto lo stupefacente. Il resto riguarda le modalità dell’approccio, la trattativa economica per la prestazione e le condizioni nelle quali si svolgerà: dal peccato di vanità di Morisi che mente sull’età, all’avvertimento di Alexander sul fatto che lui è «attivo dominante», fino all’offerta di portare un amico, sulla quale Morisi nicchia per poi accettare. «Basta che siete seri e non mi prendete in giro», scrive a un certo punto Morisi. «Noi seri, certo. Facciamo bene il nostro lavoro, mica è la prima volta che ci mandano un anticipo per spostarci», lo rassicura Alexander. «Ok, per me è la prima volta», risponde ancora Morisi, in uno scambio che, iniziato intorno alle 3 del 14 agosto con il suo primo messaggio alla ricerca di «sex&fun», per altro accompagnato da scure per l’orario, va avanti fino alle 4 e mezza passate. All’alba i due escort rumeni arriveranno a casa di Morisi. Il resto è cronaca già nota.

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