Carrefour, i sindacati sul piede di guerra: centinaia gli esuberi. Ecco le regioni più colpite
Sindacati sul piede di guerra contro il piano “lacrime e sangue” presentato ieri da Carrefour per il rilancio e l’evoluzione della sua organizzazione in Italia. In ballo dai 770 (600 collaboratori impiegati nei punti vendita diretti e circa 170 della sede centrale) ai 2mila lavoratori in esubero a seconda se includano, o meno, anche quelli che perderanno il posto nel corso della cessione dei 106 negozi (82 express e 24 market) dislocati in tutto il Paese. La chiamata alle “armi” da parte di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs dunque è dietro l’angolo. I sindacati annunciano lo sciopero nel caso l’azienda confermasse, nel prossimo round non ancora in programma, le scelte di competività e di snellimento dell’organico.
Il piano Carrefour
Il piano, illustrato a Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs, prevede esuberi in nove Regioni e la cessione di 106 negozi per un totale di esuberi di almeno 770 lavoratori (secondo l’azienda) che potrebbero agevolmente arrivare a quota 2mila (secondo i sindacati) se si includono quelli che non saranno riconfermati al loro posto nella trasformazione in franchising.
Ma la preoccupazione non è legata solo all’impatto devastante del piano 2022 sul fronte occupazionale ma anche alla conseguenza della trasformazione in franchising dei 106 punti vendita che sancirà di fatto l’uscita di scena della multinazionale francese dal Sud d’Italia. Carrefour, infatti, cedendo i 18 negozi presenti in Campania scomparirà non solo dalla Regione ma dall’intero Mezzogiorno, denuncia la Fisascat, lasciando solo il marchio senza una rappresentanza diretta.
«Il dualismo del paese si riflette così anche nella Gdo: nel centro nord i punti di vendita diretta delle grandi catene mentre al centro sud solo il marchio senza l’azienda», commenta il segretario generale aggiunto Fisascat, Vincenzo dell’Orefice.
Carrefour si difende
La multinazionale però si difende e ribadisce la sua volontà al dialogo. «Ci impegniamo fin da subito, nell’ambito del confronto con i sindacati e con le istituzioni preposte, ad assicurare ad ogni collaboratore coinvolto la migliore soluzione possibile», assicura anche oggi il gruppo d’Oltralpe garantendo come si preveda «l’attivazione di un piano sociale esclusivamente su base volontaria» che potrà includere, elenca, «interventi di formazione e riqualificazione del personale per favorirne il ricollocamento interno ed esterno, programmi di sostegno all’imprenditorialità e incentivi all’esodo».
I sindacati sul piede di guerra
Ma il sindacato è furioso. «Non è un piano di rilancio ma una ristrutturazione pesantissima, una ritirata strategica con un impatto sul lavoro davvero preoccupante che porterà ad un conto salatissimo sul fronte occupazionale. Un piano unidimensionale che mira solo ai tagli e declinista perché volto a liberarsi di una parte consistente della rete di vendita senza nessuna prospettiva di rilancio per gli asset», dice ancora la Fisascat, conversando con l’Adnkronos.
«Serve un vero piano di rilancio»
«Non sarà una vertenza facile, nessuno si illuda anche se non sarà incluso nei negozi da chiudere», aggiunge ricordando come Carrefour non sia nuova a piani di razionalizzazione. «La multinazionale ha varato una procedura di licenziamento collettivo ogni due anni senza che mai nessuna di questa sia stata risolutiva: serve invece un vero piano di rilancio che preveda di reinvestire nell’ampliamento della rete commerciale le risorse liberate con le ristrutturazioni e non già di finanziare una ritirata strategica come quella presentata ieri», annota Dell’Orefice.
Le regioni più colpite
La regione a maggior impatto esuberi, stando ad una prima simulazione, sarebbe la Lombardia con 157 esuberi, seguirebbe il Piemonte con 128, il Lazio a 80, la Toscana 22, la Liguria 20, l’Emilia Romagna 15, la Sardegna 12, l’Abruzzo 8 e la Valle d’Aosta con 5. Anche la chiusura dei negozi vede il Nord in prima fila: 41 punti vendita in Lombardia, 18 in Campania, 17 in Liguria, 16 in Lazio, 6 in Toscana, 4 in Emilia Romagna, 3 in Piemonte e 1 in Abruzzo.