“Droga dello stupro” ai clienti della Roma bene: da piazza Navona a piazza Venezia direttamente a casa

21 Set 2021 15:38 - di Mia Fenice
droga dello stupro

Arrivava ai clienti della “Roma bene” la “droga dello stupro“, in stile delivery consegnata direttamente in abitazioni nel centro della Capitale, in palazzi signorili fra piazza Navona e piazza Venezia. A smantellare l’organizzazione che gestiva lo spaccio sono stati i Carabinieri del Comando Provinciale di Roma nell’indagine coordinata dal procuratore aggiunto Giovanni Conzo e dal pm Francesco Basentini che ha portato a sei misure cautelari. Tre in carcere, due ai domiciliari e un obbligo di firma.

Droga dello stupro, l’organizzazione

L’organizzazione era divisa in due gruppi: uno si occupava di rifornire le comunità etniche fra Marconi e Monteverde Nuovo, spacciando principalmente shaboo, mentre l’altro gruppo, con a capo un trentenne italiano, gestiva lo spaccio della Ghb, la “droga dello stupro” per i clienti italiani, disposti a spendere 7-800 euro per 100 ml di stupefacente. La “droga dello stupro”, così definita per i suoi potenti effetti di disinnesco dei freni inibitori.

“Droga dello stupro”, i nomi in codice

Gli acquirenti inviavano messaggi al pusher chiedendo la droga usando nomi in codice, tra cui “Gilda”, “Mafalda” e “acqua” nel caso del Ghb. Tra i clienti, una quindicina quelli individuati dai carabinieri, di cui otto segnalati come consumatori, a cui veniva consegnato lo stupefacente c’erano, un medico, un professore universitario, un ballerino e un istruttore di arti marziali.

La consegna a domicilio

La consegna avveniva a domicilio per i clienti, nel periodo in cui era in vigore il “coprifuoco” per l’emergenza Covid. L’inchiesta è scattata in seguito all’arresto di una cinese nell’ottobre 2020 alla stazione Termini scoperta con shaboo per un valore di 20mila euro e durante l’indagine è stata fermata una ragazza davanti palazzo Madama che si occupava anche lei di consegnare la “droga dello stupro”.

Il trasporto dalla Toscana a Roma

Le droghe sintetiche venivano fornite da una grossista cinese, con base in Toscana, che organizzava il trasporto e la consegna fino a Roma dello stupefacente necessario. In particolare, la sostanza stupefacente arrivava a Roma, tramite corrieri cinesi, che utilizzavano alternativamente mezzi ferroviari o autovetture a noleggio, ben vestiti per non destare sospetti.

Giunta ai pusher romani, la sostanza veniva consegnata ai vari clienti, anche a domicilio, utilizzando monopattini elettrici, in modo da non destare sospetti ed evitare più agevolmente i controlli da parte delle forze dell’ordine.

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