Covid, superate le 130mila vittime. Il ministero dirama la circolare sulla terza dose

14 Set 2021 19:53 - di Natalia Delfino
terza dose

Sono 4.021 i nuovi casi di Covid registrati da ieri in Italia e 72 le vittime, che portano il totale dei morti da inizio pandemia sopra i 130mila: sono ormai, infatti, complessivamente 130.027. Ieri le vittime registrate erano state 36, mentre i contagi 2.800, ma il dato va letto alla luce della flessione tipica del lunedì a causa del ridotto tracciamento del fine settimana. Intanto il ministero ha diramato la circolare sulla terza dose di vaccino, chiarendo la differenza tra dosi «addizionali» e dosi «booster».

In calo i ricoverati in reparto e in terapia intensiva

I tamponi effettuati nelle ultime 24 ore sono 318.593: hanno restituito un tasso di positività all’1,3%, mentre ieri era all’1,7%. In calo i ricoverati nei reparti ordinari, che sono 35 meno di ieri con il totale che scende a 4.165. In lieve calo anche i ricoverati in terapia intensiva, che oggi sono in totale sono 554, vale a dire 9 meno di ieri. Il totale degli attualmente positivi è 122.340 (-3.564 rispetto a ieri) mentre i dimessi e guariti sono 4.360.847 in totale (+7.501).

La circolare del ministero sulla terza dose

Intanto il ministero della Salute ha diramato la circolare sulla terza dose di vaccino. Confermato che si partirà lunedì da trapiantati e immunocompromessi. La definizione delle altre categorie target, come sanitari e soggetti fragili, arriverà invece più avanti, «fermo restando la priorità del raggiungimento di un’elevata copertura vaccinale con il completamento dei cicli attualmente autorizzati».

La differenza tra dosi «addizionali» e dosi «booster»

La circolare, inoltre, spiega la differenza tra «dose addizionale» e «dose booster»: con la prima definizione si intende la terza dose da somministrare dopo almeno 28 giorni dall’ultima dose «al fine di raggiungere un adeguato livello di risposta immunitaria»; con la seconda definizione, la terza dose che ha lo scopo di mantenere un’efficace risposta immunitaria, «in particolare in popolazioni connotate da un alto rischio, per condizioni di fragilità che si associano allo sviluppo di malattia grave, o addirittura fatale, o per esposizione professionale», e che si somministra dopo almeno sei mesi dal completamento del ciclo vaccinale.

 

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