Governo, Renzi attacca D’Alema e Travaglio: «Io volevo Draghi, loro aspettavano Ciampolillo»

26 Lug 2021 20:48 - di Michele Pezza
Renzi

Ne ha per tutti (o quasi) Matteo Renzi. Ma sotto sotto ringrazia Marco Travaglio per quel suo «Draghi è un figlio di papà che non capisce un c…o», che trasforma subito in assist per schiacciare la palla nel campo avversario. E quale migliore occasione di questa per regolare conti vecchi e nuovi. Tra i primi il posto d’onore spetta di diritto a Massimo D’Alema. La lista dei dispetti tre i due è ormai più lungo di un obelisco egizio. Non stupisce perciò che lo citi per primo nell’elenco dei “cattivi” che stila davanti al vicedirettore dell’Huffington PostAlessandro De Angelis, in’occasione della presentazione a Pescara di Controcorrente, il suo ultimo libro.

Così Renzi al vicedirettore dell’HP

«D’Alema, Speranza e Bersani – attacca – dovevano dire subito che sono una vergogna le parole di Travaglio. Non vanno minimizzate quelle gravi frasi. Solidarietà al premier». Riservato invece al solo Travaglio il commento postato poco da Renzi prima sulla propria pagina Facebook. «Le sue offensive e deliranti parole su Draghi, orfano di padre all’età di 15 anni, – vi si legge – dimostrano come il direttore del Fatto Quotidiano sia semplicemente un uomo vergognoso. Stupisce che ancora venga pagato per insultare tutti a reti unificate. Solidarietà al presidente Draghi».

«Il Pd vincente era quello che guidavo io»

Ma torniamo a Pescara. Nella sua intervista a De Angelis il Baffino della sinistra resta il bersaglio preferito. «C’è stato momento – ha infatti ricordato Renzi – in cui questo Paese è stato nelle mani da D’Alema, Travaglio e Casalino. Noi puntavamo su Draghi loro su un voro di fiducia in più di Ciampolillo». E ancora: «Il mio era il Pd che governava 17 regioni. Quel Pd lì era vincente al 41 per cento. Poi i soliti noti hanno preferito bombardare me e aprire la strada al M5S e a Salvini. C’è stato un momento in cui il Pd era davvero vincente ed era quello». In questo caso non fa nomi, ma è facile che tutti abbiano pensato a D’Alema. Il duello continua.

 

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